Amnesty International Lombardia condanna la campagna “segnala un clandestino”
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Abbiamo recentemente, e con grande preoccupazione, appreso che il gruppo della Lega Nord di Orzinuovi, in provincia di Brescia, ha lanciato, dallo scorso venerdì 31 luglio, la campagna “Segnala un clandestino”. A detta degli organizzatori “Eviteremo l’invasione che invece vorrebbe l’amministrazione comunale che ha dato disponibilitàad accogliere i profughi”.Come Amnesty International Lombardia ci sentiamo di condannare questo tipo di iniziativa, orientata a fomentare ed esacerbare divisioni e intolleranze, e certamente non ad affrontare la questione dell’immigrazione nei termini più opportuni.
Facciamo nostre le parole del nostro Presidente Antonio Marchesi e del Direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Rufini, i quali hanno scritto recentemente al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per condividere le preoccupazioni dell’organizzazione “per il clima culturale e politico che si ècreato, da alcuni mesi a questa parte, attorno a un problema che è certamente complesso ma che, al tempo stesso, non rappresenta néuna novitàassoluta néuna sfida troppo grande per il nostro paese.” Si tratta, in verità, di una questione che, a fronte della più grave crisi mondiale di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale in poi, tocca l’Europa – e anche l’Italia – in modo piuttosto modesto.
Costante di ogni crisi dei rifugiati è, del resto, che la grande maggioranza di essi cerca riparo nei paesi confinanti, o comunque nella stessa regione. É ciò che è puntualmente avvenuto anche in questa occasione: oltre il 90 per cento delle persone fuggite dalla Siria, per esempio, non ha lasciato la regione medio-orientale.
“Ciònonostante, assistiamo con sempre maggiore frequenza a manifestazioni violente e intolleranti nei confronti dei piani di accoglienza e ospitalitàtemporanea di cittadini stranieri in diversi Comuni italiani. In svariate occasioni, rappresentanti di partiti e movimenti politici e uomini e donne delle istituzioni – compresi presidenti di regioni e sindaci di comuni grandi e piccoli – hanno organizzato o in vario modo sostenuto le proteste delle comunitàlocali, anche attraverso veri e propri incitamenti alla violenza e istigazioni all’odio su base etnica, che vanno ben al di làdell’esercizio del diritto alla libertàdi manifestazione e di espressione, rappresentando, al contrario, comportamenti penalmente rilevanti.L’uso di espressioni violente e discriminatorie èormai comune, tanto sul social network – territorio in cui questo fenomeno prospera -, quanto nei media tradizionali e persino in trasmissioni radio-televisive di largo ascolto .
Énostro profondo convincimento che un’accoglienza realizzata non piùin una continua modalitàemergenziale bensìsecondo criteri di programmazione, sostenibilità, equitàed efficienza, condivisi e discussi con tutti gli interessati, a cominciare dalle comunitàlocali, potrebbe stemperare le tensioni, ridurre al minimo l’eventuale impatto negativo sul territorio, superare le proteste e, soprattutto, contribuire a evitare la strumentalizzazione politica delle stesse. Piùdi ogni altra cosa, un’accoglienza realizzata secondo questi criteri potrebbe garantire condizioni di vita rispettose dei diritti e della dignitàdei cittadini stranieri.“