Buone Notizie: Macedonia, Turchia e Bosnia ed Erzegovina
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Giustizia internazionale
Macedonia – Il 13 dicembre 2012, per la prima volta, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito la responsabilità di uno stato europeo per il coinvolgimento nei programmi segreti della Cia: la Corte ha infatti giudicato responsabile l’Ex repubblica jugoslava di Macedonia (Macedonia) dell’arresto illegale, della sparizione forzata, della tortura e di altri maltrattamenti nei confronti del cittadino tedesco Khaled El-Masri, nonché del suo trasferimento in un luogo dove l’uomo subì ulteriori gravi violazioni dei suoi diritti umani. La Macedonia, inoltre, è venuta meno al suo obbligo di svolgere un’indagine efficace. Khaled El-Masri, cittadino tedesco di origini libanesi, venne arrestato il 31 dicembre 2003 dalle autorità macedoni, al suo ingresso nel paese dalla Serbia. Queste lo trattennero in isolamento, sottoponendolo a sparizione forzata, a ripetuti interrogatori e a maltrattamenti, fino al 23 gennaio 2004, quando lo consegnarono ad agenti della Cia. L’agenzia statunitense, nell’ambito dei programmi di detenzione segreta e di rendition, trasferì El-Masri in un centro segreto di detenzione in Afghanistan. Qui, per quattro mesi, egli fu posto in detenzione illegale e segreta, sottoposto a sparizione forzata e a tortura, mai accusato di alcun crimine né messo in grado di ricorrere a un giudice. Il 28 maggio 2004 venne imbarcato su un volo per l’Albania, dove venne rilasciato.
Bosnia ed Erzegovina – Il 12 dicembre 2012 il Tribunale penale per l’ex Jugoslavia ha condannato all’ergastolo Zdravko Tolimir per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel 1995 dopo la conquista delle città di Srebrenica e Zepa. All’epoca, Tolimir era vicecomandante e capo dell’intelligence dell’Esercito serbo bosniaco.
Prigionieri di coscienza
Turchia – Il 6 dicembre 2012 il tribunale di Eskisehir ha assolto il difensore dei diritti umani Halil Savda e altri tre attivisti dall’accusa di “alienare le simpatie dell’opinione pubblica verso il servizio militare”, reato previsto dall’art. 318 del codice penale. Il procedimento nei loro confronti era iniziato nel 2011 e si riferiva a una protesta svolta fuori dal tribunale nel quale veniva giudicato un obiettore di coscienza. Il tribunale, nel provvedimento di assoluzione, ha stabilito che gli slogan pronunciati in quell’occasione non avevano incitato alla violenza ed erano tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dalla Convenzione europea dei diritti umani e dalla stessa Costituzione turca