Coincidenze: non crederci o crederci. Nell’ultimo caso, probabilmente, non sarà solo per un semplice avvenimento fortuito che un certo libro, con un certo titolo, cada sotto lo sguardo nel momento esatto in cui si sta facendo mente locale per riflettere sui più recenti fatti di cronaca.
Lo Straniero è stato scritto da Albert Camus nel 1942 ed è considerato uno dei capolavori letterari e filosofici del secolo scorso. Tralasciando la chiusura tragica del racconto, quello che colpisce è il suo titolo, tanto attuale, e il suo unico protagonista: Meursault. Un uomo come tanti, come tutti noi forse. Trascorre le giornate nella solita routine scandita da lavoro, pausa pranzo, un saluto al vicino di casa, fugaci parentesi di semplice piacere con una ragazza. Nulla di più: la vita passa senza lasciare traccia in lui, noncurante e indifferente.
Meursault incarna Lo Straniero nel mondo al pari di chi, ai giorni nostri, rimane impassibile a tutto ciò che lo circonda. Nessuna consapevolezza o percezione e quindi nessuna responsabilità, in una quotidiana condizione di atonia e distacco. L’ufficio, un drink con gli amici, alcune lamentele che però restano nel bicchiere sul proprio capo, sulle relazioni impegnative, sui problemi, come “quelli che arrivano e rubano lavoro e casa”.
Loro, gli stranieri. “Altri”, che invece hanno tanta fame di vita e di riscatto da sfidare la morte in mare o sul tetto di un treno, che mai come ora appaiono su giornali e social network e che sono oggetto di rivendicazioni più elettorali che politico-sociali. Lo Straniero apatico e annoiato nella realtà da una parte, e gli stranieri “altri” affamati e speranzosi dall’altra. La stessa parola che porta in sé il valore di un paradosso sociale. Un non vivere (o meglio: non interessarsi alla realtà circostante) e un voler vivere così intenso da sopportare anche i luoghi comuni e le discriminazioni più o meno manifeste.
È di pochi giorni fa il corteo antirazzista a Macerata che ha raccolto persone da tutto il Paese, unite nell’esprimere la propria solidarietà ai ragazzi stranieri, “altri”, rimasti vittime in una tentata strage aggravata dal razzismo. E come a Macerata, anche in altre città italiane, migliaia di voci non sono rimaste zitte e indifferenti ma hanno reagito, preso consapevolezza, e si sono assunte la responsabilità di essere dalla parte degli stranieri, “altri”, e dire no al razzismo.
Che le circostanze esistano o no, dunque, poco importa. Quel giorno, a Macerata e nel resto d’Italia, in strada non c’era nessuno che poteva essere Lo Straniero nel mondo di Camus, ma solo tanti attori del momento storico presente. Forse, e per fortuna, non siamo tutti dei Meursault.
Francesca Manenti
Credit Image homepage: Disegno da “L’Etranger” de Jacques Ferrandez (Gallimard)