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A Fortaleza, nel Barra Do Ceará, in una delle favelas brasiliane più vaste e difficili, dove la povertà si intreccia con il narcotraffico, da 25 anni si trova la scuola d’arte Casa de Vovó Dedé che insegna ai giovani che un altro futuro è possibile.
A raccontare di questo luogo così prezioso, è Giordano Passini, giovane musicista italiano, che per due giorni ha avuto l’occasione di suonare in questa scuola frequentata da circa 1400 ragazzi tra i 6 e i 29 anni, che qui trovano un’alternativa alla delinquenza.
Dal pianoforte alla chitarra, Giordano Passini ha iniziato a suonare a 9 anni sognando i Sex Pistols ma finendo per innamorarsi della chitarra classica. Negli anni della sua formazione, Giordano ha studiato al Conservatorio di Bologna e si è diplomato a quello di Frosinone, ha frequentato per un paio d’anni un’accademia chitarristica a Pordenone, poi un master al conservatorio Santa Cecilia di Roma e ultimamente studia con il maestro napoletano Aniello Desiderio.
Nel frattempo ha dato inizio alla sua gavetta. Dopo vari concorsi, sono cominciati i concerti, prima in realtà piccole, poi in un crescendo che lo ha portato più volte in Asia e Sud America, e ora si trova in sala di registrazione per realizzare il suo secondo disco. Nei suoi tour all’estero, ha avuto modo di conoscere anche tanti giovanissimi musicisti di grande talento che trovano nella musica una chiave per il riscatto da difficili condizioni di vulnerabilità e miseria, a Giacarta come in Brasile.
“In Brasile sono arrivato grazie a un bando del Comune di Bologna, indetto nell’ambito delle iniziative legate a “Bologna città della Musica” promosse dall’Unesco. Ho avuto l’opportunità di suonare in diverse città, da Rio de Janeiro a Salvador. In particolare sono rimasto colpito da una di queste esperienze, a Fortaleza, ospite della Escola de Artes Casa de Vovó Dedé, una scuola di arte e cultura situata nel cuore della favela”.
Il centro è nato per iniziativa di una famiglia benestante che ha deciso di fondare questa struttura no profit all’interno di una grande favela, per operare nel centro del problema, raccogliendo i bambini dalle strade. In questo centro, gli alunni possono scegliere tra varie discipline artistiche, possono studiare diversi strumenti oppure seguire corsi di pittura, cinema e teatro, tutti tenuti da insegnati altamente specializzati. Per tenerli il più possibile lontano dall’ambiente di casa, organizzano anche numerose attività serali, concerti, proiezioni e riprese in notturna.
E mentre nelle aule riecheggia la musica, fuori in sottofondo il rimbombo delle sparatorie. Nonostante la realtà di questo centro possa sembrare in completa antitesi con la miseria e la violenza che lo circonda, gli operatori che vi lavorano sono rispettati dai boss del narcotraffico, che spesso sono i genitori degli stessi giovani alunni. Qui, oltre a suonare uno strumento, si impara anche che nella vita è necessario applicarsi con rigore e serve un impegno quotidiano per coltivare il proprio valore.
“Il centro è molto bello”, racconta Giordano, “con strutture all’avanguardia e un auditorium per le esibizioni. Nei due giorni che ho passato lì, ho tenuto una masterclass e un concerto al quale hanno partecipato molti dei genitori degli alunni e la tv locale, segno che anche le autorità, se pur non sovvenzionando economicamente la scuola, riconoscono l’importanza della sua funzione”.
“Ho riscontrato un entusiasmo enorme. Sono ragazzi che vengono da situazioni difficili, nessuno li obbliga a frequentare questi corsi, se sono lì è perché ci vogliono essere, è una loro scelta. Ho fatto lezione al figlio di uno dei maggiori boss della zona. Era molto bravo, di grande sensibilità e profondità, nonostante la sua provenienza”. Un’esperienza dunque importante e formativa per Giordano che si ripromette di tornarci alla prossima occasione perché, come conclude, “forse non è stato il concerto più importante ma sicuramente è quello che ad ora mi ha dato di più”.
Ma è lo stesso Giordano a fare molto con la sua musica. Ideatore e direttore artistico del Festival Internazionale di chitarra classica “Claxica”, che organizza nel suo paese natio, a Castel d’Aiano, vicino a Bologna, nella scorsa edizione è riuscito anche a offrire una borsa di studio a un giovane musicista incontrato a Giacarta, che ha potuto così sostenere le spese per partecipare al festival, avendo la possibilità di suonare con dei maestri, di partecipare a un concorso e di farsi conoscere. Opportunità a lui altrimenti inaccessibile.
Intervista di Micol Barba