I diritti umani in Turchia: preoccupante situazione per difensori di diritti umani e per la libertà di espressione.
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Da diverso tempo Amnesty sta denunciando la situazione difficile per la libertà di espressione in Turchia, denunciando arresti ingiustificati per giornalisti e operatori dei media, e purtroppo recentemente la situazione si è nuovamente aggravata con l’arresto di Taner Kılıç, presidente di Amnesty International Turchia il 6 giugno, e più recentemente, di Idil Eser, direttrice di Amnesty International Turchia.
Questi arresti non sono eventi isolati e si moltiplicano giorno per giorno. Il 6 giugno insieme a Taner Kılıç erano stati arrestati 22 avvocati che si occupavano di diritti umani e insieme a Idil sono finiti in carcere altri 7 difensori dei diritti umani (İlknur Üstün, Coalizione delle donne; Günal Kurşun, Associazione Agenda per i diritti umani; Nalan Erkem, Assemblea dei cittadini; Nejat Taştan, Associazione osservatorio sull’uguaglianza dei diritti; Özlem Dalkıran, Assemblea dei cittadini; Şeyhmuz Özbekli, avvocato; Veli Acu Associazione Agenda per i diritti umani). Questi arresti ingiustificati dipingono una situazione molto preoccupante in cui i numeri parlano chiaro: 160 agenzie di informazione chiuse, 120 giornalisti e operatori dei media in prigione, e fanno capire una situazione di forte rischio sia per chi vuole fare informazione libera sia per chi difende i diritti umani.
“L’assurdità delle accuse nei confronti di Idil Eser e delle altre nove persone rivela la natura estremamente grave dell’attacco portato ieri contro alcune delle più importanti organizzazioni della società civile turca“, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International in occasione della conferma dell’arresto di Idil il 17 luglio.
In effetti la prima pagina del nostro sito istituzionale (www.amnesty.it) è dedicata, purtroppo, alla situazione in Turchia. E mai come ora il destino dei diritti umani in un paese vicino ci deve preoccupare e far attivare.