Il cambiamento climatico in una prospettiva inedita
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Nel tempo sospeso della pandemia si comprende bene, meglio si spera anche per i più riluttanti, che siamo irrevocabilmente nel villaggio globale, ed è frutto di inganno o di visione distorta l’imputare il disagio del proprio gruppo sociale a un Altro o a forze che si pretendono aliene, tanto da poter essere isolate e respinte perché concepite senza necessaria connessione con noi.
Il Covid-19 non può essere bloccato nei campi di raccolta libici o alle frontiere del Brennero, o fra Ventimiglia e la Francia e nemmeno in altri luoghi. Mentre alla politica si chiede di essere all’altezza del mondo globale e le si rimprovera di essere stata sempre all’inseguimento degli eventi, si vorrebbe chiedere ai singoli di trarre le conclusioni dal cambiamento avvenuto nella comune percezione della realtà.
Le ondate migratorie, la crisi economica nei paesi ricchi, l’aumento della povertà in intere popolazioni, la continua diminuzione delle risorse a causa dell’avanzamento delle aree desertiche: tutti questi fattori vanno visti come collegati e interdipendenti e hanno come comune denominatore, il cambiamento climatico. Tutto ciò viene spiegato con chiarezza in uno studio ad ampio spettro, che interroga profondamente il lettore.
Grammelos Mastrojeni, Antonello Pasini Effetto Serra, Effetto Guerra.
Clima, conflitti, migrazioni: l’Italia in prima linea Chiarelettere, Milano 2020 (I edizione 2017)
176 pp., ed. cartacea € 15, ebook € 9
“A tre anni dalla prima edizione di questo libro”, notano gli autori nella nuova introduzione, “è per noi una magra consolazione trovare conferma delle dinamiche preoccupanti su cui avevamo cercato di attirare l’attenzione”. Grammelos Mastrojeni è un diplomatico italiano, Antonello Pasini un fisico, climatologo del Cnr. Nella prefazione al testo troviamo notizie più dettagliate sui due autori, provenienti da ambiti molto diversi, dai quali viene proposta una strada per gestire attraverso la modalità della cooperazione il futuro che ci aspetta, che sarà comunque contraddistinto dalla rivoluzione climatica già in atto.
La scoperta del “fondamentale ruolo dell’uomo nel riscaldamento globale recente non è una sciagura, è una buona notizia! Infatti, se il riscaldamento fosse avvenuto per cause naturali non potremmo far altro che difenderci dalle sue conseguenze più negative. Ma poiché siamo stati in gran parte noi a produrlo, possiamo far qualcosa per modificarne le cause ed evitare così gli impatti futuri più devastanti”. Proprio nell’ambito dell’analisi storica, segnatamente nella scuola francese delle Annales, negli anni Trenta del secolo scorso, è stato messo in questione il nesso causa-effetto, suscitando una problematica che doveva attraversare tutta la cultura del Novecento. L’indagine dei processi storici deve avvalersi del paradigma strutturale, nell’intento metodologico di render conto della complessità.
Mastrojeni e Pasini mettono in guardia dalla difficile pretesa di tracciare una precisa concatenazione di cause ed effetti fra il riscaldamento globale e i singoli eventi che ci hanno sconvolto di recente, ma la loro analisi pone di fronte alle conseguenze di quanto è ormai certo: il clima che cambia contribuisce al disagio e all’aumento della povertà di intere popolazioni, esposte più facilmente ai richiami del terrorismo e del fanatismo. Rispetto ai flussi migratori nel mondo interconnesso, il ruolo “in prima linea” dell’Italia va compreso attraverso il “carattere globale dei problemi” che vede la “sfida climatica” come fattore determinante. Nessuno si salva da solo, si potrebbe dire. Possiamo e dobbiamo affrontare il crescente divario fra ricchi e poveri in una prospettiva diversa, e alla fine migliore, da quella a noi consueta e implicita nei nostri comportamenti.