#iorestoacasa – Il film della settimana è “Io sto con la sposa”, di Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry, e Antonio Augugliaro.
Parliamo di migranti. Abbiamo appena pubblicato un articolo per la campagna “I Welcome” di Amnesty International. Il problema dei migranti è una tragedia che si aggiunge al problema della pandemia di Covid e abbiamo deciso di parlarne per non dimenticare alcuni tra i più deboli, le persone che fuggono da guerre e povertà.
Oggi vi proponiamo questo film, che parla dei migranti attraverso un documentario che narra la storia di cinque profughi siriani e palestinesi che, aiutati da un poeta palestinese e da un giornalista italiano, decidono di raggiungere la Svezia.
Presentato a Venezia nel 2014 e, vale la pena ricordare, frutto della maggiore campagna di crownfunding cinematografica mai realizzata in Italia, prodotto grazie a 2617 donatori. Soggetto, sceneggiatura e regia sono di Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry. Si tratta del racconto in presa diretta della storia realmente accaduta di un viaggio di solidarietà e amicizia nel percorso da Milano a Stoccolma fra il 14 e il 18 novembre 2013. Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati però decidono di mettere in scena un finto matrimonio, coinvolgendo un’amica palestinese e una decina di amici che si fingeranno invitati. Chi dubiterà di un corteo di nozze? La fantasia avrà ragione della rigidità dei controlli. Così mascherato, il gruppo attraverserà mezza Europa fino ad arrivare a Stoccolma. Sarà il successo inverosimile di un viaggio di 4 giorni e 3000 chilometri,un viaggio che, fra sorprese e emozioni, racconta le storie e i sogni dei cinque profughi e dei loro speciali contrabbandieri e mostra un’Europa sorprendente, transnazionale e solidale nella quale la simpatia umana ha la meglio su confini e e controlli.
“Sogno un mondo in cui si possa viaggiare liberamente”, diceva Del Grande presentando a Venezia il suo film-documentario.
Gabriele Del Grande, scrittore, blogger, giornalista, regista è il fondatore dell’Osservatorio Fortress Europa, cui si deve il monitoraggio e la catalogazione degli eventi riguardanti le morti e i naufragi dei migranti africani nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’ Europa. Tutti i monitoraggi che vengono effettuati si basano sui dati di Fortress Europe.
Il film-documentario pone il problema, d’altronde presente nelle opere come nella vita di Gabriele Del Grande, della disobbedienza civile. La vita e la libertà di un essere umano sfidano le leggi ingiuste e mal scritte come le leggi europee sull’immigrazione. Il film ci offre inoltre uno sguardo sulle persone costrette a emigrare solidale ma scevro dal facile vittimismo e pietismo molto diffuso. Qui la disobbedienza ha gli occhi sgranati e lo spumeggiante velo bianco di Tasneem Fared, la protagonista femminile. Alla fine, realizziamo che il sorriso accanto all’indignazione significa che esiste sempre un residuo, grande o piccolo, di speranza.