Il film di questa settimana, dedicata alla campagna Coraggio di Amnesty International, lanciata nel 2017 e dedicata ai difensori dei diritti umani, è “Il Saluto”.
Il film, scritto e diretto da Matt Norman, racconta la storia di una fotografia famosa: quella del 16 ottobre del 1968, durante le Olimpiadi in Città del Messico. In quella occasione, tre atleti vedranno le loro vite sconvolte per la loro lotta in favore dei diritti umani: gli atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos salgono sul podio e durante l’inno americano, entrambi alzano il pugno chiuso, simbolo del Black Power, per protestare contro le discriminazioni raziali negli USA. Vicino a loro, sul podio, c’è un atleta australiano, Peter Norman (il nonno del regista del documentario), che porta con sé la stessa coccarda degli altri due atleti: quella della Olympic Project for Human Rights, l’associazione che aveva promosso l’azione di Smith e Carlos.
Questo atto di coraggio cambiò per sempre le loro vite, e questi film racconta la genesi di questo atto di protesta.
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La campagna Coraggio, lanciata nel 2017 e che ancora ci vede impegnati nella difesa di molti difensori dei DD.UU, (dal sito di Amnesty International Sez. Italiana) “punta a difendere e legittimare il ruolo dei difensori e delle difensore dei diritti umani e a porre fine alla restrizione dello spazio d’azione della società civile a cui stiamo assistendo. Basti pensare che il numero delle persone uccise per aver difeso i diritti umani è salito da 156, nel 2015, a 281 nel 2016. Difendere i diritti umani è diventato difficile e pericoloso: le campagne di stigmatizzazione e diffamazione sono regolarmente usate per delegittimare il lavoro che i difensori e le difensore portano avanti. I governi di molti paesi stanno adottando leggi e politiche che rendono l’attività di coloro che difendono i diritti umani più rischiosa e difficile. In un panorama che va da leggi che autorizzano l’uso della forza contro manifestanti pacifici o consentono la sorveglianza di massa, fino al divieto di accedere a fondi esteri o all’imposizione di requisiti severissimi per registrare le organizzazioni, lo spazio per sostenere i diritti umani è sempre più limitato”.