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Melania G. Mazzucco, Io sono con te. Storia di Brigitte, Einaudi, Torino 2016
255 pp., ed. cartacea 17,50 euro, ebook 8,99 euro.
Brigitte arriva alla stazione di Roma Termini nel gennaio del 2013. Proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, dove era infermiera, gestiva una casa di cura, si occupava dei quattro figli, due maschi e due femmine, era una donna autonoma, allegra, rispettata, benestante.
Nel suo paese si oppone ai militari che le chiedono di praticare iniezioni letali a sei oppositori politici ricoverati nella sua clinica dopo una manifestazione di protesta.
Qui comincia l’odissea di Brigitte, rapita di notte, trascinata in una prigione nella foresta tropicale, vittima di violenze atroci, dove “la realtà ignora la verosimiglianza e la coerenza”, in forme che troviamo incredibili e vorremmo rimuovere, perché ci dimostrano quanta sofferenza esseri umani possano infliggere ad altri esseri umani. Brigitte riesce ad andarsene dal Congo in una fuga avventurosa che comporta fatiche e altre angosce.
Melania Mazzucco ci accompagna nella sua storia in un lungo racconto che si legge d’un fiato, ci porta fra il popolo dei senza dimora nel fragore della stazione di Roma, “calamita della gente persa”, al limite della solitudine di chi non ha una casa né una meta da raggiungere e non sa nemmeno dov’è. La donna viene avvicinata dal frate di un centro cattolico per i rifugiati, il centro JRS – Astalli; al suo soccorritore affida tutti i suoi averi, una moneta da venti euro, per ottenere ciò di cui un profugo ha bisogno più di qualsiasi altra cosa, più del pane, un telefonino. Il cellulare rende una persona tracciabile e le permette di orientarsi. Entriamo nel mondo dei centri di accoglienza, dove operano volontarie e volontari pazienti e generosi; siamo colpiti dall’atteggiamento di autentica empatia e abnegazione di quanti di loro incontriamo nell’opera di guidare il rifugiato nei difficili e complicati percorsi di recupero e integrazione. Mazzucco ci descrive anche una Brigitte spezzata in due, la sofferenza psichica di una donna che non riesce a stabilire un contatto, nell’immagine di sé, fra quella che è stata ed ha desiderato essere e quella che non ha scelto di essere ma comunque adesso è. Troverà, e non le sarà facile, dei lavori precari, tuttavia accettati e svolti volentieri, di assistenza ad anziani non autosufficienti e a malati terminali. Alla fine riesce a rintracciare i propri figli e a venir raggiunta da due di loro. Spera che prima o poi arrivino anche le bambine, che però non ne vogliono sapere di lei e l’accusano di averle abbandonate.
Mazzucco riflette su come, entrata nella giuria di un concorso di scrittura per giovani autori, avesse avuto l’occasione di capire quanto ai ragazzi italiani siano estranei i loro coetanei immigrati. Li considerano con simpatia, scrive, ma da una distanza siderale, solo come li presentano le trasmissioni dei telegiornali.
Se la scrittura come narrazione si situa nella frattura rispetto alla realtà, la scrittura di Melania raggiunge l’esperienza di lettrici e lettori nella tensione dell’autrice a comprendere la storia di chi diviene migrante, storia che è anche la nostra, di quelli che si trovano ad accogliere.
Il libro di Melania Mazzucco viene pubblicato nel 2016. Da allora per i migranti in Italia molto è cambiato, si sono verificati i discussi tagli all’accoglienza, ai contributi per le attività nelle strutture di accoglienza e sostegno, ai servizi obbligatori per legge come gli interpreti e i mediatori culturali. L’abolizione della protezione umanitaria rende impossibile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi sanitari, sociali, abitativi, a istruzione e lavoro.
Tra ottobre e novembre 2018, due provvedimenti del governo italiano hanno modificato drasticamente sia la “prima accoglienza”, dedicata esclusivamente ai richiedenti protezione internazionale (Decreto del Ministero dell’Interno del 20 novembre 2018), sia la “seconda accoglienza” (“Decreto sicurezza” del 4 ottobre 2018).
Ora da una pluralità di fonti, istituzionali e non, si afferma che la regolarizzazione e l’inserimento sociale degli stranieri sono non solo una questione umanitaria ma di sopravvivenza e di salute pubblica. E’evidente inoltre che l’emergenza del coronavirus ha reso urgente la necessità di trovare lavoratori regolari per la ripresa delle attività economiche del Paese.
Aiutiamoci con buone letture nella speranza che la dura realtà costringa a buone scelte.
E.M.