Le richieste di Amnesty International sui diritti umani ai candidati sindaci: a Milano rispondono solo in tre
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Milano, 3 giugno 2016 – All’inizio della campagna per le elezioni amministrative del 5 giugno 2016, Amnesty International aveva sottoposto a tutti i candidati una lista di richieste articolate in 6 punti prioritari, chiedendo loro di prendere un impegno chiaro con l’elettorato. Amnesty International aveva redatto una lista delle maggiori preoccupazioni concernenti i diritti umani in Italia e chiesto ai candidati alle funzioni di Sindaco di impegnarsi su alcuni dei temi che più interessano le amministrazioni locali e il territorio.
L’Agenda richiedeva ai candidati un impegno sui seguenti obiettivi:
Fermare il femminicidio e la violenza contro le donne
Proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento, la discriminazione e la criminalizzazione dei migranti
Combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate)
Fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei rom
Imporre alle aziende italiane il rispetto dei diritti umani
Garantire uno spazio di interlocuzione con la società civile
A pochi giorni dalle elezioni solo alcuni candidati alle amministrative milanesi hanno risposto, sottoscrivendo tutti gli impegni richiesti da Amnesty International: Luigi Santambrogio della lista Alternativa Municipale, Marco Cappato della lista Radicali Italiani, Basilio Rizzo della lista Milano in Comune.
Tutti gli altri candidati a Sindaco di Milano hanno ricevuto le domande da parte di Amnesty International Lombardia ma non hanno ancora risposto.
Amnesty International Lombardia continua a chiedere a tutti i candidati una risposta, in quanto le tematiche sottoposte sono di grande importanza per l’elettorato.
L’Italia è purtroppo un paese in cui ampie fasce di popolazione corrono un alto rischio di violazioni dei diritti umani. Nonostante i richiami degli Organi internazionali di monitoraggio dei diritti umani e le richieste della società civile, le falle del sistema e scelte politiche fuori luogo hanno prodotto in questi anni violazioni, ingiustizia, sofferenza e disgregazione sociale.
Essere donne, partecipare a una manifestazione, essere migranti, rom, gay, detenuti significa spesso non poter godere dei propri diritti. E, in tempi di crisi economica, questa situazione tende ad aggravarsi.