A quattro anni di impunità per gli agenti di sicurezza egiziani che hanno torturato a morte il ricercatore italiano Giulio Regeni, dal Cairo arrivano notizie del giovane egiziano Patrick Zaki, studente all’università di Bologna, torturato con scosse elettriche dalle stesse forze di sicurezza.
Il sito indipendente egiziano Mada Masr ha parlato a Samuel Thabet, l’avvocato di Zaki, che ha spiegato che “Zaki è stato portato nell’ufficio dell’Agenzia della sicurezza nazionale all’interno dell’aeroporto, dove è stato bendato e trattenuto per 17 ore. È stato quindi trasferito in una sede della sicurezza nazionale della sua città di origine, Mansura, a circa 120 chilometri dal Cairo, dove è stato picchiato, spogliato e sottoposto a scosse elettriche sulla schiena e sulla pancia. È stato anche abusato verbalmente e minacciato di stupro”.
Nel commissariato di Mansura è stato interrogato in presenza del suo avvocato. Thabet spiega che gli agenti avevano degli screenshot della sua pagina Facebook e tentavano di accusarlo di aver pubblicato notizie false, incitato alla protesta, fatto appello al rovesciamento dello stato, di gestire un account sui social network che mira a “minacciare l’ordine sociale e la sicurezza e a incitare alla violenza e ad atti terroristici”. È stato anche interrogato a lungo sul suo lavoro sui diritti umani e sullo scopo della sua permanenza in Italia.
Lo scenario dell’arresto di Zaki è comune nell’Egitto del generale Abdel Fattah al Sisi: attivisti e ricercatori sono stati arrestati direttamente al loro arrivo all’aeroporto.
Sparizioni forzate e torture in nome del contrasto al terrorismo, una vera e propria tendenza che vede centinaia di studenti, attivisti politici e manifestanti, compresi minorenni, sparire nelle mani dello Stato senza lasciare traccia.
Il quotidiano panarabo Al Araby al Jadid è pessimista: nonostante il caso Regeni, i rapporti economici tra Italia ed Egitto si sono intensificati, in particolare sul fronte dell’energia – in seguito alla scoperta dell’Eni dell’enorme giacimento di gas Zohr – e della cooperazione militare. Al giornale sono pervenute informazioni sulla “possibilità imminente di un accordo sugli armamenti tra il Cairo e Roma per un importo di nove miliardi di euro. Si sta anche aspettando l’approvazione del governo italiano per vendere due fregate della marina militare all’Egitto per un totale di 1,5 miliardi di euro. Queste due navi si uniscono a quelle che il Cairo aveva precedentemente acquistato da Parigi. Un terzo atto dovrebbe includere il vero ‘grande affare’, la vendita di elicotteri e aerei da caccia del tipo Typhoon. Fonti diplomatiche europee al Cairo hanno anche rivelato ad Al Araby al Jadid che il Cairo aveva informato, lo scorso autunno, Roma e Parigi del suo desiderio di ‘aumentare l’efficienza delle sue forze navali ed espandere la flotta di fregate multitasking’, e che l’Italia dispone di strutture per fregate, che può fornire all’Egitto al più tardi nella primavera del 2020”.