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I lavoratori messicani, per decenni, non hanno potuto beneficiare di una rappresentanza sindacale.
I contratti li firmavano i dirigenti delle organizzazioni direttamente con i datori di lavoro, alleati dei padroni e dei governi, lontani dai lavoratori, tanto da chiamarsi contartos patronales, charros.
Tra l’85 e il 90% dei contratti collettivi depositati in Messico sono contratti collettivi di protezione del datore di lavoro. La ILO, agenzia della ONU che difende i diritti dei lavoratori, ha anche denunciato come le strutture e i regolamenti burocratici e amministrativi in vigore abbiano impedito, o almeno ostacolato, l’emergere di sindacati indipendenti e democratici che potrebbero difendere realmente i diritti dei lavoratori in Messico.
Il governo guidato da Andrés Manuel López Obrador ha promesso di cambiare drasticamente questo sistema, attraverso una nuova legge, entrata in vigore il primo maggio di quest’anno, che garantisce ai lavoratori il diritto di decidere chi li rappresenterà.
“Abbiamo vissuto in un sistema corrotto e di controllo sui lavoratori, e adesso possiamo solo sperare che questa nuova legge riesca nel suo intento trasformativo”. Dice Victor Enrique Fabela del Unión Nacional de Trabajadores, Sindicato de Telefonistas de la República Mexicana, che spiega come “Esistono studi di avvocati che hanno visuuto per anni alle spalle di sindacati corrotti e datori di lavoro che firmavano contratti legali ma illegittimi”, e continua “In Messico la cultura della libertá di associazone é stata messa a dura prova da queste pratiche abusive. Questa nuova legge é uno strumento che peró non sostituisce la lotta dei sindacati indipendenti e dei lavoratori e lavoratrici di questo paese”.
Le pratiche anti-sindacali rimangono diffuse in molti paesi dell’America Latina. Licenziamenti e altre misure discriminatorie anti-sindacali sono comuni. Ora, in base alla nuova legge i sindacati dovranno ottenere il sostegno di almeno il 30 percento dei lavoratori di un’azienda, prima di essere formalmente riconosciuti. I comitati di conciliazione e arbitrato locali saranno sostituiti da un registro nazionale e tribunali specializzati: tutte modifiche progettate per eliminare l’ingerenza dei partiti politici. Sarà una legge che prevede un periodo di quattro anni in cui tutti gli antichi contratti – almeno mezzo milione – vengano rivisti dal Ministero del lavoro e della Previdenza Sociale. Molti questi ultimi sono non sono mai stati approvati, e lo confermano le parole della nuova segretaria del lavoro, Luisa María Alcalde Luján.
La conseguenza di questo pessimo sistema è stata la riduzione dei salari: lo stesso governo ha ammesso che “I salari sono stati mantenuti molto bassi perché non c’erano contrappesi nei negoziati”. Infatti, secondo una classificazione della Banca interamericana di sviluppo, i salari dei lavoratori messicani sono bassi rispetto a quelli di molti paesi dell’America Latina. Una realtá che ha avuto un ulteriore effetto: quello di incoraggiare le aziende transnazionali, soprattutto nordamericane, a trasferirsi in Messico per trarre vantaggio dai sindacati docili e dai salari bassi. Come spiega Victor Fabela: “Il dumping sociale è una pratica di concorrenza sleale in base alla quale le aziende riducono i costi sfruttando i bassi salari e le cattive condizioni di lavoro di un Paese. Questa pratica si chiama “dumping”, perché si ritiene che le aziende che la praticano vendano al di sotto dei costi che dovrebbero sostenere se i loro lavoratori godessero delle condizioni di lavoro in vigore nei Paesi economicamente piú forti”.
E’ importante la partecipazione nelle organizzazioni internazionali come la Confederazione internazionale dei sindacati (ITUC), la Confederazione dei lavoratori delle Americhe (CSA) e i sindacati globali globali come UNI, IndustriAll e mantenere alleanze con altri sindacati internazionali, come la central norteamericana AFL-CIO, UNIFOR de Canadá, CUT de Brasil, DGB de Alemania, CTA de Argentina, e la ILO. Insomma, come conclude Victor Fabela “bisogna continuare a lottare”.
Fonte: https://www.repubblica.it/