Né Romeo né Giulietta – No alla censura, in un comunicato di Amnesty Lombardia
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In un comunicato del 14 marzo, di fronte a tentativi di censura da parte di esponenti delle Istituzioni in Regione Lombardia, la circoscrizione Lombardia di Amnesty International esprime il disappunto di fronte all’ennesimo attacco alla libertà di espressione. L’opera in questione è il film “Né Giulietta né Romeo”,della regista Veronica Pivetti.
Questo il contenuto del comunicato:
AMNESTY INTERNATIONAL IN LOMBARDIA ESPRIME DISAPPUNTO PER I RECENTI TENTATIVI DI CENSURA DA PARTE DI ESPONENTI DEL GOVERNO REGIONALE RELATIVAMENTE ALL’OPERA “NÉ GIULIETTA NÉ ROMEO”
È’ del 7 marzo la notizia della risposta all’interrogazione del capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo presentata all’assessore all’Istruzione della Regione Lombardia, Valentina Aprea, a proposito della proiezione avvenuta in una scuola milanese, l’istituto Cavalieri, del film ‘Né Giulietta né Romeo’ della regista Veronica Pivetti.
Presso l’Assessorato era stata aperta una interrogazione urgente da parte del capogruppo regionale della Lega Lombarda, Massimiliano Romeo, il quale accusava il film della Pivetti (Film che conta con il patrocinio di Amnesty International e a cui è stato dedicato il Premio Amnesty International 2015) di essere “esclusivamente dedicato alla propaganda LGBT”. Per il capogruppo leghista è “palese la malafede di quest’opera di infiltrazione LGBT nella scuola pubblica”. L’attacco del capogruppo della Lega Nord si è esteso anche all’UNAR e al Comune di Milano, colpevoli di avere patrocinato la proiezione del film. Per tutta risposta, l’Assessore all’Istruzione Ha dichiarato che “unici responsabili sono il Comune di Milano e l’assessorato che ha curato la manifestazione”.
Già nel mese di ottobre 2015, il Consiglio della Regione Lombardia ha approvato una “mozione concernente l’educazione sessuale e il contrasto alla diffusione della teoria gender nelle scuole lombarde” (deliberazione del Consiglio della Reg.Lomb. del 6/ott/2015 – X/856). E sempre nel 2015 Massimiliano Romeo aveva proposto il telefono “antigender” SOS famiglia, attivato poi in Lombardia dall’Assessore Capellini nel settembre 2016 su cui Amnesty International aveva già espresso grande preoccupazione ritenendo tali misure tendenti a generare intolleranza e discriminazione.
Come già ribadito nel comunicato di Amnesty International Lombardia del mese di ottobre del 2016 “Tutte queste iniziative a contrasto della cosiddetta “teoria del gender” diffondono argomenti totalmente privi di qualsiasi fondamento scientifico, che sostengono l’idea fortemente discriminatoria, secondo cui l’unico modello sociale accettabile da considerarsi “famiglia” è quello formato da un uomo e una donna “possibilmente con figli”.
Questo atteggiamento di attacco a qualsiasi iniziativa culturale ed educativa abbia come scopo di affrontare il tema dei diritti delle persone LGBTI mediante tentativi di censurare video, film, conferenze o dibattiti, ci riporta ad atteggiamenti antidemocratici, che allontanano la possibilità di creare una società inclusiva, distante da ogni forma di discriminazione. Questi principi sono sanciti dalla nostra Costituzione, dalla stessa Dichiarazione universale dei diritti umani, e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che l’Italia è tenuta a rispettare.
.Amnesty International Lombardia vuole sottolineare come negli ultimi anni le violenze e i casi di discriminazione delle persone LGBTI si ripetono sempre con maggior frequenza, mentre i rappresentanti delle istituzioni continuano a fomentare un clima di intolleranza e disinformazione, e sollecita quindi alle istituzioni locali a sostenere invece i progetti educativi che non sono “propaganda gay” né tentano di diffondere una fantomatica “Teoria del gender”, ma che mirano invece a realizzare una società aperta, libera di ogni genere di discriminazione e violenza.