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Come ormai tutti sanno nella Circoscrizione Lombardia e nella Sezione Italiana di Amnesty International, la cara Giovanna Favilla non è più con noi. Ha lasciato improvvisamente i suoi figli, i suoi cari, la sua adorata nipotina. È stata trovata in casa, senza vita, senza che nulla facesse pensare a problemi di salute. Era addirittura andata pochissimi giorni prima dal suo medico curante, perché voleva anche quest’anno iscriversi al corso annuale di ginnastica dolce, per cui è necessario il certificato medico di idoneità sportiva non agonistica; dopo un’accurata visita, da cui non era emerso nulla, si era impegnata a tornare con l’ECG per ritirare il certificato. Si era fatta viva su WhatsApp ancora ai primi di settembre e, con Camillo, attuale responsabile del Gruppo Italia 11, negli stessi giorni. Dato che erano entrambi di un’altra epoca, si erano sentiti con un mezzo più adatto al secolo scorso, cioè il cellulare, con cui si erano dati appuntamento per l’imminente ripresa delle riunioni periodiche. Il lockdown aveva limitato nettamente l’attività del gruppo e interrotto le riunioni in presenza. Si era già fissata la data della ripresa.
Assolutamente inaspettata la notizia, che ha lasciati tutti affranti e sconvolti. Noi siamo un gruppo nato tanti anni fa, poco tempo dopo la nascita della Sezione Italiana. La prima responsabile era stata Margherita Boniver. È sempre stato un gruppo coeso, vivace, dall’intensa attività. Ci siamo cimentati su vari fronti e mandati del vasto campo di cui Amnesty si è sempre occupata. Dai prigionieri di coscienza, all’epoca assegnati ai singoli gruppi, alle campagne per Paese, a quella sulla pena di morte, a quella per la difesa dei diritti delle donne, del mondo LGBT, delle discriminazioni contro i Rom, fino all’attività del Dipartimento America Latina e Centrale, con particolare attenzione al Messico.
Da quando Giovanna è diventata una di noi (lo staff di Roma documenta che si era iscritta nel marzo 1993), e prima ancora di diventare responsabile del gruppo per svariati anni, si può dire, senza tema di smentita, che Giovanna era presente. Era una garanzia. Era una certezza. Si sa che, in Amnesty, in ogni gruppo esistono un’entità numerica teorica, e il numero ben più esiguo di quelli che operano veramente. Giovanna faceva parte (anche dopo la grave malattia che aveva colpito il suo carissimo marito ed era rimasta sola) di quelli che c’erano davvero. Ma non c’era solo nel gruppo, era sempre attiva nell’organizzazione della Fiera Enogastronomica, nei dibattiti dell’Assemblea Circoscrizionale, e del Consiglio Circoscrizionale. E anche in Assemblea Generale, rimproverando (mi si passi l’eufemismo) spesso noi altri per una certa tiepidezza nelle presenze ufficiali del movimento.
Insomma, non era una persona un po’ malata della tematica delle violazioni dei diritti umani, cosa peraltro meritevolissima. Non era una di quelle che “l’ha detto Amnesty, e quindi non si discute”. Era molto scrupolosa, precisa, esigente, ma non si sottraeva al dibattito, anzi ne avvertiva la feconda necessità. Lo si avvertiva nel corso delle riunioni del gruppo, ma anche delle assemblee della Circoscrizione e della Sezione e del Servizio EDU. Con altri del gruppo era convinta che gli incontri EDU nelle scuole e nelle università avessero una potenzialità molto grande (maggiore dei tavolini di raccolta firme) per far crescere la sensibilità sul tema delle violazioni dei diritti umani, argomento sempre meno apprezzato di questi tempi.
Tutto il gruppo (e non solo) ricorda la passione con cui progettava l’iniziativa di informare i giovani studenti delle scuole superiori e quelli dell’Università Cattolica sulla storia (non solo passata) della discriminazione del popolo Rom e Sinti, dalla tragedia del Porrajmos alla quotidianità odierna dei censimenti e dei campi. Ma ci ricordiamo anche l’orgoglio e la gratitudine di Carlo, quando ci informava di aver partorito il suo ennesimo libro sui diritti umani, ovviamente con il patrocinio della Sezione Italiana, dicendoci che non sarebbe esistito senza la scrupolosa correzione bozze (che non era solo questo) di Giovanna; l’ha sempre considerata il suo nume tutelare.
Tutti in questi ultimi anni ci siamo accorti che diventava sempre più difficile per Amnesty lottare per la difesa dei diritti umani, non solo per l’affermarsi di ideologie reazionarie anche nei Paesi cosiddetti democratici, ma anche per il diffondersi di sentimenti di rancore nelle comunità, anche negli strati più abbandonati e derelitti. Ci sentiamo di dire che un tale clima non poteva non attenuare la volontà di lotta anche tra di noi. Forse ciò ha sfiorato anche Giovanna che, però, meno di altri è stata frenata dallo scoramento e dalla disillusione. Anche di questo ti dobbiamo ringraziare!
Grazie Giovanna
Il tuo Gruppo 11
Camillo, Eliana, Dino, Carlo, Angelo, Paola, Sonia, Alba Bonetti, Alba Pace, Enzo, Cora, Fabio, Miriam, Alessandro, Lucia, Stefania, Valeria, e tanti altri che sono stati nel gruppo in passato, o l’hanno conosciuta nella Circoscrizione e in Sezione