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Siamo a ridosso del Pride. Un Pride diverso, che si svolge in parte a distanza e in parte in qualche piazza dove la voglia e la necessità di manifestare per i diritti di tutti ha avuto più forza della paura del virus.
E un’altra parte del Pride sta correndo sul web attraverso i social, dirette video, e interviste che poi vengono pubblicate online.
Qui vi proponiamo l’intervista a Porpora Marcasciano, presidentessa del MIT, Movimento Identità Trans.
Nell’intervista ha parlato della sua vita, delle origini del MIT, della situazione normativa attuale in Italia. Ma nel suo racconto l’aspetto che colpisce di più è la forza, la capacità di raccontare con enorme semplicità tutto il lungo percorso di un movimento che attraversa ormai qualche generazione e che continua a lottare per diritti ancora negati, messi in discussione. Certo qualche passo avanti è stato fatto ma siamo ancora lontano da una tutela seria e definitiva dei diritti delle persone trans. Porpora Marcasciano ribadisce che si tratta dei diritti di tutti, la sua lotta non è unidirezionale perché, afferma, se a una sola persona vengono negati i diritti fondamentali, allora la situazione è negativa per tutti.
Intensità di vita vissuta lottando per una società inclusiva, migliore, nella difesa dei diritti umani, per i più vulnerabili, per tutti.
Le immagini originali della intervista –problemi di collegamento complici- sono state sostituite da fotografie della fotografa Lina Pallotta, che ha messo a disposizione lo splendido materiale fotografico che accompagna la voce di Porpora.
Nella presentazione del reportage, che Lina Pallotta ha condiviso con noi, possiamo leggere una riflessione sulle immagini di Porpora e il loro profondo significato, che ci fa presente l’importanza dell’arte in tutte le sue manifestazioni e come forma di linguaggio capace di trasmettere e completare il discorso, in questo caso, della lotta per i diritti LGBTI.
–Il ritratto fotografico di Porpora Marcasciano, attivista per i diritti umani e presidente onorario del Mit (Movimento Identità Transessuale).
A partire dal 1990 e fino ad oggi, l’intimo viaggio visivo ci invita a partecipare al dispiegarsi del rapporto personale tra Lina e Porpora, iniziato ai tempi dell’università a Napoli, nel lontano 1977, all’interno di un movimento che hanno attraversato e dal quale si sono fatti attraversare: non tanto rappresentazione di singoli percorsi di vita ma stratificazione di livelli di significato e di percezioni che si intrecciano con il nomadismo di entrambi e anche con l’evoluzione, i cambiamenti sociali e culturali della nostra epoca.
Gli elementi documentaristici ma quasi diaristici ci rimandano a una riflessione sul ruolo delle immagini e alle problematicità della rappresentazione mediatica di situazioni marginali. Il lavoro, semplicemente, è una presentazione di esperienze condivise che solo la fotografia è in grado di carpire dall’incoscienza dell’attimo. È l’istantanea del momento, il frammento che sfida l’analisi razionale di ciò che pretende di documentare e si rifiuta di imporre un’interpretazione oggettiva e prevedibile della realtà. Le fotografie sono iconografie di momenti privati, che trovano ragione e valore al di là dell’ideologia.
Le parole di Porpora Marcasciano completano il racconto:
“L’inquietudine, l’incertezza, il desiderio e i sospiri, tanti sospiri che accompagnano le nostre esistenze, la mia e quella di Lina. L’osservata e l’osservatrice che si inseguono scambiandosi prospettive, piani, dimensioni perché bisognose entrambe di comprensione intesa come intendimento e non già come indulgenza. Resta eterno il dubbio su chi è l’uno e chi l’altro, chi osserva chi e cosa! Ma questo riguarda direttamente i sentimenti e può comprendersi solo nella relazione amicale tra me e la maestra che per la sua durata, sembra cosa di altri mondi.
Dal Gennaio dell’anno di grazia 1977, quando ci incontrammo fuori da un’aula di tribunale – era un processo politico- ad oggi, si sono intrecciati molti mondi e molte vite perché noi non essendoci mai accontentate ne costruivamo altri in un processo costante in atto ancora oggi. Del resto non sarebbero bastate una sola vita e un solo mondo a contenere sogni, desideri e deliri che, come in un gioco di specchi, si replicavano all’infinito nell’universo dei nostri perché.
Au début del nostro rapporto, non intravvedevo la fotografa definita e definibile quale è oggi Lina per cui continuavo a non curarmi dei suoi scatti: scatole piene di fotografie di quegli anni doro che nel vagabondaggio continuo di casa in casa, di città in città, di paese in paese furono disseminate e, ahimè, disperse. Successivamente, come per Claude Cahun che ricostruì pari pari i suoi scatti distrutti dai nazisti, Lina riprodusse non tanto il dejà vu ma l’impronta di un’esperienza, la nostra e di tanti altri. Ci siamo poste mille domande sulla responsabilità, il bisogno, il desiderio di riportare una storia troppo importante per rimanere schiacciata dalla paura del nostalgico. Troppe bocche senza testa, soprattutto senza cuore hanno divagato sulla necessità di rimuovere epoche ed esperienze, facendo largo al nulla. Per poi trovarci in questo mondo, dove non c’è più poesia capace di raccogliere i senza voce della storia, quelli che di solito non hanno diritto di parola, perché sovrastati dalle parole e dai gesti di quegli uomini da cui dipende il rumore del mondo, troppo spesso scambiato col destino della terra. Gli scatti di Lina riescono ad andare oltre me perché io, come favolosamente ribadì Sylvia Rivera non sono stata la prima ma la seconda a scagliare quel tacco a spillo riallineandomi così a una storia e una dimensione collettiva tanto, tantissimo favolosa”.
L’intervista
Abbiamo chiesto come prima cosa a Porpora Marcasciano di presentarsi.
“Sono Porpora Marcasciano, presidente del MIT, Movimento Identità Trans –che ha sede a Bologna- ho sessantatré anni. Ho iniziato la mia militanza per i diritti di tutte le minoranze svantaggiate, verso la metà degli anni ‘70. Cito una data emblematica: feci coming out nel Liceo Scientifico che frequentavo durante una assemblea in occasione dell’omicidio di Pierpaolo Passolini. Era il 1975. Da questo momento in poi ho fatto parte di diversi collettivi gay. Poi sono passata al MIT, nell’area del movimento trans. E sono stata attraversata, e ho attraversato quel mondo fino ad oggi”
Una vita passata all’interno di un’organizzazione che si occupa, nella sua sede Bolognese, dei diritti delle persone trans sotto ogni aspetto: dai servizi, all’accompagnamento e supporto, riduzione del danno, ecc.
Poi abbiamo chiesto del MIT e della legge 164. Ci ha raccontato dell’inizio, lei ancora molto giovane e il MIT che nasceva con leader come Roberta Ferranti, Gianna Parenti e altre, che portavano avanti una battaglia durissima per quell’epoca. Era l’inizio degli anni ‘80 quando il MIT creò un suo statuto, ed era l’82 quando insieme alle lotte del partito radicale, si ottenne la legge 164, una legge pionieristica in quel periodo in Europa. Porpora ci ha raccontato dei contenuto di questa legge e di come, ad oggi, tutto è rimasto invariato.
Un periodo di stati di quasi 40 anni che non tiene conto delle quasi 400.000 persone trans –stima dell’Istituto Superiore di Sanità- che oggi hanno bisogno di una nuova tutela dei loro diritti. E’ necessario, secondo Porpora Marcasciano, innescare un movimento che parta dal basso. Non può essere un dibattito che arrivi dall’alto, da una élite. Tre piani diversi dovrebbero concorrere a creare un sistema di tutela appropriato: la base, cioè le persone trans, l’aspetto scientifico e infine la parte legislativa e politica. Questi tre piano dovrebbero trovarsi e collaborare. E approfondisce l’argomento facendo una lettura frontale sulla realtà del mondo trans in Italia. Nel dialogo con Porpora emerge il problema della difficoltà del dibattito attuale di staccarsi dall’incastro del dualismo laici-religiosi. Ma è una dinamica ormai vecchia, che comunque viene riflessa oggi in termini propagandistici. C’è una forte incapacità di affrontare un dibattito serio che tenga conto delle persone direttamente interessate e nei media c’è disinformazione e superficialità: fattori che non aiutano a definire una battaglia culturale seria. Abbiamo anche affrontato il tema della violenza sulle persone trans. Hate speech, violenza fisica, culturale e burocratica. La violenza di ieri in confronto alla violenza di oggi. Qual è la forma di resistenza oggi? Quali sono i punti da cui partire per cambiare lo status quo? E come dice Porpora, alla fine serve una forte dose d’intelligenze e una lettura critica della società. Dobbiamo osservare il mondo in maniera critica e profonda. Iniziamo adesso, ascoltando questa meravigliosa intervista. Grazie! Porpora Marcasciano, insignita da Amnesty International con una targa come “Human Rights Defender”, ha anche partecipato alla Assemblea Generale di Amnesty Italia a Bari nel 2015. Di Porpora Marcasciano due libri vengono nominati nel video: Antologaia, 2015, Edizioni Alegre e L’aurora delle trans cattive, 2018, Edizioni Alegre https://www.youtube.com/watch?v=xxBUG7UlN9k