Un nuovo film di A. Segre a Milano, con il patrocinio di Amnesty
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Martedì 31 maggio, alle ore 21:00, presso il cinema Plinius Multisala di Milano, la band comasca Il Rebus invita il pubblico milanese alla proiezione del film-documentario “Il Sangue Verde” di Andrea Segre: sette voci, sette storie raccontate dai braccianti africani che hanno vissuto gli scontri di Rosarno del 2010, contro lo sfruttamento e la discriminazione.
L’evento è stato lanciato pochi giorni fa su Movieday, la prima piattaforma web dedicata alle proiezioni dal basso, tramite cui gli spettatori possono portare al cinema un mondo sommerso di registi e pellicole, indipendenti e non. Questo il link all’evento: http://bit.ly/isvmovieday
<<Chi ci conosce sa che la vicenda di Rosarno è una storia molto vicina a noi Il Rebus. A modo nostro e con i nostri mezzi, abbiamo tentato di renderla nota, di ricordarla, mettendo in musica una poesia di Adriano Sofri, “Nei ghetti d’Italia questo non è un uomo”, scritta in occasione della così detta “rivolta”. Qualche tempo fa siamo venuti a conoscenza di questo bellissimo documentario: abbiamo contattato la casa di produzione e lanciato la proiezione grazie a Movieday. Da emergenti e indipendenti sappiamo quanto sia importante sostenere l’arte in tutte le sue forme, oggi più che mai, e quanto sia essenziale sostenersi a vicenda per oltrepassare tutti i limiti che questo paese e questa cultura impongono. Fortunatamente oggi esistono molteplici occasioni e moltissimi strumenti che ci permettono di farlo ed eccoci qua. Adesso tocca a voi!>>
Il Sangue Verde è un film del 2010 diretto da Andrea Segre, prodotto in Italia da ZaLab e coprodotto da Aeternam Films e Jole Film. Il film, inoltre, è patrocinato dalla sezione italiana di Amnesty International.
Gennaio 2010, Rosarno, Calabria. Le manifestazioni di rabbia degli immigrati mettono a nudo le condizioni di degrado e ingiustizia in cui vivono quotidianamente migliaia di braccianti africani, sfruttati da un’economia fortemente influenzata dal potere mafioso della ‘Ndrangheta. Per un momento l’Italia si accorge di loro, ne ha paura, reagisce con violenza, e in poche ore Rosarno viene “sgomberata” e il problema “risolto”. Ma i volti e le storie dei protagonisti degli scontri di Rosarno dicono che non è così. Scovarle e dare loro voce è oggi forse l’unica via per restituire al Paese la propria memoria: quella di quei di giorni di violenza e quella del proprio recente quanto rimosso passato di miseria rurale.