E’ cominciato tutto quasi per caso, una mattina d’autunno dello scorso anno.
Scorrevo la home di Facebook e, leggendo la pagina di “Memorie di una Vagina”, pensavo a quanto il suo modo irriverente e moderno di pensare fosse simile al mio e a quello di tanti altri dentro ad Amnesty.
E così l’illuminazione. Scrissi immediatamente agli altri dell’esecutivo Lombardia di Amnesty International, chiedendo cosa ne pensassero di proporre a Stella, aka “Memorie di una Vagina” appunto, di incontrarci e capire se ci potessimo piacere, se potessimo in qualche modo trovare una via di raccontarci insieme, se ci fosse spazio per un qualche tipo di collaborazione. Dopotutto, lei vive a Milano e dunque si poteva fare.
Detto, fatto! Avuto il semaforo verde dai miei compagni di viaggio, scrissi una mail a Stella. Le espressi il mio apprezzamento personale per il suo lavoro e l’interesse di Amnesty International Lombardia ad un incontro per ragionare insieme. La risposta fu un appuntamento, dentro quella sede di via Mazzali un po’ spartana, ma a cui vogliamo bene perché è casa nostra.
Stella ci fece delle domande e ci ascoltò con attenzione, interesse e sensibilità. Le raccontammo di noi, del nostro essere movimento. Di quello che ci sta a cuore e del perché. Del fatto che viviamo in una società in cui vogliamo farci conoscere di più, per gettare dei ponti a chi si riconosce in un messaggio di tolleranza e solidarietà. Per dire là fuori che “nessuno è solo”, e che solo unendo le forze possiamo realizzare un sogno collettivo.
Uscimmo dalla riunione con qualche idea: un articolo, un blog, un video, insomma qualcosa. E fu naturale pensarci qualche settimana e risentirci poi, più avanti, per affinare le idee.
All’inizio del 2019 eravamo pronti a darci una scaletta, una base su cui costruire qualcosa di bello: un video-racconto, un’espressione di noi. Di cosa siamo, del perché lo facciamo, del come lo realizziamo e di quanto bello sia stare insieme.
E Stella ci ha seguito, accompagnato, coccolato con la sua sensibilità professionale e anche (e ce ne siamo accorti) con uno sguardo affettuoso e interessato.
Quando, dopo qualche settimana e tanto lavoro, ci ha presentato la prima bozza, ci siamo commossi in tanti. Abbiamo trovato dentro noi stessi, raccontati come solo chi ti conosce sa fare. E già questo era incredibile.
E adesso è emozionante dare alla luce questo progetto, renderlo visibile e palpabile, questo piccolo ma significativo pezzo di noi.
Ci siamo divertiti e abbiamo conosciuto una bella persona: una artista, una professionista, e crediamo anche una amica.
Ma, soprattutto, una persona che come noi ha a cuore la base di una convivenza felice: il rispetto dei diritti umani, sempre e per tutti.
Evviva chi si riconosce e si unisce. Evviva chi non resta a guardare uno spettacolo triste, ma costruisce una storia di speranza!