L | M | M | G | V | S | D |
---|---|---|---|---|---|---|
1 | 2 | 3 | 4 | |||
5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 |
12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 |
19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 |
26 | 27 | 28 | 29 | 30 |
I bombardamenti russi indiscriminati verso abitazioni, scuole o ospedali, unitamente all’impossibilità per i civili di fuggire in sicurezza, hanno creato una tremenda crisi umanitaria, esacerbando una situazione già disastrosa.
In tutta l’Ucraina, le persone rimaste nelle città sotto attacco affrontano quotidianamente difficoltà incredibili, trovandosi a vivere senza riscaldamento, elettricità, cibo, acqua pulita e medicine. Inoltre, i servizi essenziali non sempre sono garantiti. In particolare, gli ospedali sono perennemente in affanno nell’assicurare prestazioni differenti quali interventi chirurgici di routine e non, o anche nel fornire l’accesso alle terapie intensive e alle cure mediche di primo soccorso.
Tutto ciò ha provocato uno tra i maggiori flussi migratori degli ultimi 60 anni. Nel giro di pochi giorni una larga maggioranza di cittadini ucraini si sono improvvisamente ritrovati a vestire i panni di rifugiati.
Nel corso delle ultime settimane, il mondo ha osservato intere famiglie lottare per guadagnarsi la salvezza, salendo a bordo di treni in mezzo a folle caotiche, così come si sono visti centinaia di padri salutare i propri figli attraverso i finestrini di auto e bus. Attraverso lo schermo di un televisore o di uno smartphone era addirittura possibile percepire il dolore, la paura e la stanchezza sui volti dei profughi per quanto avevano abbandonato, compreso il timore per i loro cari rimasti in patria a combattere. Al contempo, però, si avvertiva anche la loro gioia per essere riusciti a mettersi in salvo.
La maggior parte dei rifugiati ucraini, circa il 50%, ha trovato ospitalità in Polonia, mentre altri si sono diretti in Romania, Ungheria, Moldavia, Slovacchia e altri paesi europei. Molti di loro sono anche fuggiti in Russia. Nella stragrande maggioranza dei casi, si è trattato di viaggi estenuanti a bordo di treni, autobus, e spesso anche a piedi, percorrendo centinaia di chilometri, con diversi trasferimenti e attese al freddo superiori a volte anche a 60 ore. Secondo quanto riferito dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ad oggi, il numero di rifugiati ucraini presenti è equiparabile circa a quello raggiunto dall’esodo degli afgani in fuga dal primo regime talebano, avvenuto nel 2001.
I numeri espongono un quadro chiaro della situazione. Si stima che siano circa 13 milioni le persone bloccate in Ucraina, per cause differenti. Talvolta, in quanto non in grado di lasciare le proprie abitazioni a causa della carenza di opzioni, oppure per mancanza di possibilità di usufruire di corridoi umanitari sicuri.
Le persone che hanno subito maggiori disagi sono quelle appartenenti alle categorie più vulnerabili come gli anziani e le persone con disabilità, non essendo in grado di fuggire dalle aree ad alto rischio. Vi sono inoltre le donne e i bambini, che costituiscono il 90% delle persone in fuga dalla crisi, e sono i più esposti a rischi di violenza di genere, sfruttamento e abusi sessuali.
“Quando potremo ritornare a casa?” è una delle frasi ripetute più spesso dai profughi ucraini, i quali già pensano al giorno in cui potranno far rientro nella propria patria. L’escalation di violenza delle ultime settimane ha reso però questo scenario se non impossibile, sicuramente alquanto difficile. Sono già chiare sin da ora le conseguenze devastanti dell’invasione russa, e la popolazione ucraina avrà bisogno di assistenza per anni, se non decenni.
Ci si interroga se il movimento dei rifugiati ucraini possa cambiare la esistente politica migratoria europea. Nei prossimi mesi, sarà importante che siano messe in atto alcune procedure per rispettare la sicurezza dei rifugiati. Tra queste vi sono: il coordinamento e la facilitazione di trasferimenti sicuri e ordinati verso gli Stati membri dell’Unione Europea; il coordinamento tra autorità nazionali e organizzazioni non governative; il monitoraggio dei diritti e l’inclusione della società civile; e inoltre un focus speciale sui gruppi maggiormente vulnerabili. Senza la solidarietà e la cooperazione internazionale, la crisi degli sfollati in Ucraina potrebbe trasformarsi in una catastrofe umanitaria senza precedenti.
Francesca Braga