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La Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (1965) ha decretato, all’articolo 1, che con discriminazione razziale s’intende “ogni distinzione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l’ascendenza o l’origine nazionale o etnica”.
La discriminazione razziale e il razzismo sono concetti spesso difficili da distinguere e da spiegare. Si può affermare che il razzismo consista in un atteggiamento di diffidenza e disprezzo nei confronti di quelle persone aventi caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre, o comunque da quelle che si prendono di volta in volta come riferimento. È molto comune che le vittime di discriminazione razziale subiscano forme multiple, aggravate, combinate o intersecanti di emarginazione basate su ulteriori motivi, quali età, sesso, lingua, religione, opinioni politiche o di altro tipo, origine sociale, proprietà, disabilità, nascita o altro stato.
La discriminazione razziale e il razzismo assumono molte forme e solitamente incidono su aspetti chiave della vita quotidiana. Gli impatti possono includere sfere diverse quali la capacità di ottenere un’istruzione adeguata, di trovare un lavoro, avere pari accesso all’assistenza sanitaria, all’alloggio, al cibo, all’acqua, o avere un accesso equo alla giustizia. Sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di imbattersi in un episodio di tal genere. Infatti, la discriminazione e l’intolleranza si manifestano in tutte le società, a prescindere dal livello culturale e sociale considerati.
Noi tutti viviamo in un mondo, online e offline, caratterizzato da discriminazione, divisione, sfiducia, intolleranza e odio. Questi sentimenti si manifestano in maniera differente e attraverso strumenti più o meno efficaci e veloci. Basti pensare al modo in cui la discriminazione razziale si palesa con sempre maggiore frequenza attraverso i social network. Ma vi è di più, poiché blog e testate giornalistiche online stanno diventando un bersaglio facile per la diffusione della discriminazione razziale. Il problema è legato al fatto che sembra non esservi un vero e proprio controllo sui commenti pubblicati e anche nel caso in cui un esame vi sia, in nome della libertà di espressione, si preferisce non cancellare i contenuti degli utenti.
Non si nasce razzisti ma spesso lo si diventa come conseguenza dell’educazione ricevuta e del contesto culturale in cui si è cresciuti. La violenza verso un certo gruppo di persone, vulnerabili per religione, razza, colore della pelle, o etnia, ha spesso una ragione atavica. Si ha paura di qualcosa che appare, per caratteristiche fisiche e tradizioni, diverso da noi. L’altro e il diverso ci fanno paura.
Come si può combattere il razzismo e la discriminazione razziale? Quando si tratta di elaborare soluzioni pratiche e praticabili nel lungo periodo, le scelte possono variare da uno Stato all’altro. Inoltre, l’assenza di dati statistici certi impedisce di avere un quadro generale e preciso del fenomeno. Tutte le strategie al riguardo dovrebbero almeno comprendere misure in diversi settori, quali la legislazione, la sensibilizzazione, l’istruzione, nonché la partecipazione attiva. Sebbene la legislazione da sola non sia sufficiente per combattere il razzismo e la discriminazione razziale, la legge è ovviamente da considerarsi una pietra angolare. In Europa, infatti, i maggiori progressi degli ultimi anni sono da rilevarsi in ambito giuridico. Molti Stati hanno avviato riforme per integrare la loro legislazione contro la discriminazione razziale a livello nazionale.
Tuttavia, l’adozione di leggi contro la discriminazione non significa necessariamente garantire con successo uguali diritti a tutti nella società. Non è sufficiente rendere illegali e illeciti i comportamenti legati alla discriminazione razziale. Per debellarla in maniera efficace serve anche combatterla assicurandosi che le disposizioni antidiscriminatorie siano effettivamente attuate in concreto. Lo stesso si può dire per le disposizioni di diritto penale che vietano atti razzisti. Affinché tutte queste disposizioni siano efficaci, è indispensabile che siano attuate dalle autorità, comprese la polizia e la magistratura. Non dovrebbero esistere solo sulla carta, ma dovrebbero comprendere campagne di sensibilizzazione su larga scala dirette al pubblico in generale e alle potenziali vittime. Sarebbe inoltre utile una formazione ad hoc per tutti gli operatori e professionisti del settore.
Il fenomeno della discriminazione razziale difficilmente finirà. La motivazione riguarda il fatto che è insito nella natura umana. Sicuramente però è possibile combatterla modificando alcuni atteggiamenti. Ogni giorno, ognuno di noi può prendere posizione contro il pregiudizio razziale e contro ogni forma di intolleranza. La rivoluzione culturale svolge un ruolo fondamentale e solo con la promozione di valori come la solidarietà, la tolleranza, la conoscenza reciproca e il rispetto per le diversità, si potrà costruire una società non razzista.
Francesca Braga