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Domenica 15 agosto 2021. Questa data entrerà nella storia come uno dei giorni più bui non solo per Kabul ma per il mondo intero. Il giorno in cui i talebani dopo una rapida avanzata hanno riconquistato l’Afghanistan. Il processo, che era già stato intrapreso a maggio, al momento del ritiro dei soldati americani, ha però subito un’accelerata nelle ultime settimane, anche a seguito della pochissima resistenza opposta da parte delle truppe afghane.
Tanti sono i fotogrammi in grado di narrare il corso degli eventi, che stanno facendo il giro del mondo e che rimarranno impressi nella mente a lungo. Gli oltre 800 passeggeri afghani partiti a bordo del C-17 Globemaster, velivolo militare USA, che ha notevolmente superato la capienza massima consentita; i talebani nel palazzo presidenziale a Kabul mentre dichiarano la vittoria sul governo afghano; le bandiere talebane che prendono il posto di quelle afghane; e ancora i diplomatici e gli operatori delle organizzazioni non governative intenti a bruciare i documenti delle migliaia di persone aiutate in oltre 20 anni di attività, per non mettere a repentaglio le loro vite.
E poi ci sono quelle immagini difficili da dimenticare, in quanto evocative di una violenza e supremazia maschile annunciata. Si tratta dei poster cancellati con vernice bianca e nera, raffiguranti i volti scoperti e truccati delle donne, affissi sulle vetrine dei saloni di bellezza a Kabul. I poster sono stati oscurati per sempre, quasi un presagio di quello che sarà il futuro delle donne afghane.
Negli ultimi giorni, le informazioni che si sono susseguite in tema di diritti delle donne si sono rivelate a tratti discordanti e confuse. Da un lato i talebani sostengono che “si impegneranno a rispettare e tutelare i diritti delle donne afghane all’interno della sharia” e che le donne potranno continuare a lavorare, a far parte del governo e avere accesso al sistema di istruzione. Dall’altro però, impongono loro di indossare l’hijab (il velo che copre testa e collo lasciando il viso scoperto) ma non il burqa, il più integrale dei veli islamici che copre l’intero corpo, occhi compresi, reso già obbligatorio durante il precedente regime talebano, dal 1996 al 2001.
Ma cosa significa “sharia”? Letteralmente “strada battuta, retta via”, anche se il senso più comune è “legge”. In pratica, il significato è interpretato e applicato in maniera non univoca, a seconda delle tradizioni, del contesto culturale e del regime politico adottato.
Con i talebani di nuovo al potere, le donne in tutto l’Afghanistan si interrogano e si preparano a un futuro incerto. Con il passare dei giorni, si attende di capire quali libertà e quali diritti avranno realmente conservato e quante limitazioni e proibizioni saranno presto introdotte. Le nuove generazioni di donne afghane conoscono una realtà differente da quella che per le loro madri e nonne fu l’unica conosciuta e conoscibile. Hanno avuto accesso all’istruzione, talvolta anche all’estero, al lavoro, e alla giustizia. Hanno potuto truccarsi, hanno usato lo smalto, indossato gioielli, e avuto accesso ai mezzi di comunicazione. Inoltre, non hanno esperienza diretta di cosa significhi poter uscire di casa solo se accompagnate da un mahram, ossia un parente di sesso maschile.
L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha invitato i nuovi leader talebani a rispettare i diritti di tutti gli afghani e ha sostenuto che il rispetto delle libertà e dei diritti di donne e bambine è una “linea rossa fondamentale” che non dovrebbe essere mai oltrepassata. Il nuovo regime talebano forse non ucciderà le donne, ma cosa significherà per loro vivere in un Paese con tante restrizioni e abusi, dopo aver scoperto negli ultimi anni che è possibile vivere una vita diversa con maggiori diritti e libertà?
Le donne rappresentano un vettore di cambiamento in molte società. A testimonianza di ciò, negli ultimi giorni molte donne afghane sono scese in piazza a volto scoperto avvolte nella bandiera afghana pronte a rivendicare e proteggere i loro diritti e le loro libertà. Quale sarà il futuro dell’Afghanistan e dei diritti delle donne sarà forse più chiaro nelle prossime settimane. Quel che appare certo è che l’instabilità politica durerà a lungo e provocherà una serie di effetti collaterali, come l’aumento dei flussi migratori, degli abusi, dei crimini e degli atti terroristici. Vi è però una certezza, le donne afghane continueranno a combattere per affermare e difendere la loro identità.
Francesca Braga