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La locuzione latina gutta cavat lapidem, letteralmente “la goccia perfora la pietra”, vale come esortazione pedagogica per ricordare che con una ferrea volontà si possono conseguire obiettivi altrimenti impossibili. La sentenza era un proverbio diffuso e citato da autori di età classica: è documentato in poesia da Lucrezio (De rerum natura) a Ovidio (Epistulae ex Ponto e Ars amandi) e Albio Tibullo (Elegiae).
Questa locuzione l’ho usata la prima volta nel 2016 e l’avevo riferita ad Amnesty International (A.I.). A chi interessa la giustizia, la libertà, la pace, la non violenza e la solidarietà; a chi interessa il cammino dell’umanità nelle sue varie storie e nel suo concretizzarsi; allora la scelta appropriata è quella di iscriversi ad A.I. La maniera durevole, pervicace e tenace con cui il movimento internazionale ha operato in oltre sessant’anni ha contribuito a cambiare il mondo. Io credo che solo in una missione applicata in un settore ampio ma ben definito della vita – il rispetto dei diritti umani – noi ci perfezioniamo e ci completiamo incrinando lo specchio che riflette solo noi stessi.
Ad aprile è iniziata l’Onda Pride, che raccoglie le manifestazioni promosse dal movimento LGBT+ in Italia (www.ondapride.it). Il Pride è la manifestazione che celebra l’orgoglio delle persone omosessuali, bisessuali, in transizione e che in generale si riconoscono in una minoranza d’identità di genere o di orientamento sessuale, oltre ai molti alleati che supportano queste minoranze.
L’Onda Pride nasce nel 2013 dopo le esperienze dei Pride nazionali, dalla volontà comune di mettere in rete le tante e diverse realtà dell’associazionismo, per coinvolgere le istituzioni, i cittadini e le cittadine, amici e amiche, famigliari e vicini di casa in un grande sforzo unitario per affermare diritti, uguaglianza e visibilità per tutte le persone e tutte le famiglie, e combattere ogni forma di discriminazione, a partire da quelle che colpiscono orientamento sessuale e identità di genere. È questa una battaglia lunga ormai più di cinquant’anni per creare un mondo in cui nessuna persona si debba sentire esclusa o discriminata per il proprio modo di essere, di vivere e di amare.
Il termine Pride indica le numerose marce annuali o parate del Pride che si tengono solitamente nel mese di giugno (definito anche Pride Month) contro la persecuzione delle persone LGBT+ e a favore dei diritti civili dell’intera comunità che le rappresenta. Precedentemente nota come Gay Pride o marcia dell’orgoglio omosessuale, oggi la parata dell’orgoglio LGBT+ è chiamata solo Pride, al fine di includere il vasto e colorato ventaglio di orientamenti sessuali e identità di genere. Per estensione include anche altre iniziative nei giorni precedenti o successivi.
Dall’anno scorso le celebrazioni iniziano nel mese di aprile nella città di Sanremo, dove il 5 aprile 1972 si è svolta la prima manifestazione italiana per i diritti LGBT+. La Città dei fiori ha ereditato l’importanza di una data storica come questa rendendo il suo Pride la continuazione di quella lotta per la difesa dei diritti della comunità. Dopo Sanremo bisognerà attendere il 1979 (anche se già nel 1978 furono organizzati a Torino i primi eventi legati alle celebrazioni internazionali del Pride). Il 24 novembre 1979 a Pisa, infatti, si svolse una pacifica manifestazione di protesta contro le violenze nei confronti delle persone omosessuali. L’evento è rimasto famoso con il nome di “Pisa ’79” e fu il primo Pride organizzato dalla comunità LGBT+. L’evento, autorizzato dalla Questura e patrocinato dal Comune, vide la partecipazione di circa 500 persone. Il Pride fu organizzato dal Collettivo Omosessuale Orfeo come reazione all’omicidio di Dario Taddei, un omosessuale assassinato nel maggio di quello stesso anno in una pineta nei pressi di Livorno, proprio a causa del suo orientamento sessuale. “Pisa ’79” rimarrà il Pride più partecipato fino al 1994, anno in cui a Roma si celebrò quello nazionale con la partecipazione di oltre diecimila persone. L’anno seguente l’iniziativa si ripeté anche a Bologna, e a Napoli nel 1996.
Il 29 giugno del 2013, da un’idea del comitato Arcigay di Napoli, insieme con i comitati Pride di Milano, Bologna, Catania, Barletta e della Sardegna, nacque l’Onda Pride, un sistema che unisce i vari Pride cittadini, regionali che ogni anno vengono organizzati in diverse città e regioni d’Italia.
Il Pride è una manifestazione pubblica aperta a tutt*, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. E anzi: il sostegno delle persone eterosessuali e cisgender (coloro che si identificano con il sesso biologico assegnato alla nascita) che scelgono di appoggiare apertamente la comunità LGBT+, è fondamentale. I cosiddetti straight ally (alleati) svolgono un ruolo sostanziale nella lotta al pregiudizio e allo stigma nei confronti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, intersessuali, queer ecc.
Ogni Pride è un momento unico per composizione, identità e modalità che cambiano di territorio in territorio, arricchendosi e nutrendosi delle tante differenti caratteristiche del nostro Paese, ma tutti sono legati l’uno all’altro in una grande Onda che avvolge e attraversa l’Italia. Di fronte alle nuove sfide di tutela dei diritti umani di tutte e tutti, Amnesty International, con la sua quotidiana attività di testimonianza di storie, di volti, di esperienze, ma anche di sofferenze e bisogni, diventa ancor di più un “luogo” dove possiamo reclamare insieme il rispetto dei diritti e dove si declina ancora la più ostinata difesa dei diritti attraverso la pratica della denuncia, dell’informazione, dell’educazione e della sensibilizzazione.
L’amore omosessuale è amore come gli altri, legittimo come gli altri e interiormente fecondo alla stregua dell’amore eterosessuale. L’amore, e sicuramente quello omosessuale, sovverte l’ordine costituito, mette a repentaglio le certezze, ribolle nel profondo e invita ad andare verso spazi che non si conoscono e che non possono essere predeterminati. L’amore omosessuale ha resistito al tempo e ai vari tentativi di esonero dalla Storia e dalle storie anche perché vivere con l’altro da sé è un bisogno umano fondamentale: abbiamo bisogno dell’altro non solo per la divisione dei lavori ma per il calore e la vicinanza, la fiducia e la comunicazione che sono connaturati a ogni essere umano.
Affermare la libertà di scelta di ogni individuo e la sua uguaglianza davanti alla legge, la sua libertà di decidere del proprio corpo, la sua libertà di interrompere vincoli famigliari insopportabili e frantumanti, tutto questo deve essere garantito a tutte e a tutti. La libertà deve avere una sua cittadinanza e non deve essere esiliata nel buio di una temuta ragione che potrebbe illuminare le coscienze irradiandole di una nuova luce. La Storia ha dimostrato che il processo di liberazione del pensiero è stato inarrestabile. La condanna generalizzata dell’amore omosessuale, con l’alibi di conservare la tradizione sacra – e quindi l’unica, certa, affidabile e inappellabile – annulla e delegittima le vite libere di milioni di persone. Questo, inoltre, alimenta il senso di colpa nelle persone omosessuali che si vedono condannate al silenzio, al non riconoscimento della loro esistenza e alla disuguaglianza davanti alla legge. Sostenere A.I. significa riportare dentro di noi la consapevolezza che stiamo partecipando a una condivisione di legami solidali per costruire ponti. A.I. ha scelto di esserci, perché la difesa dei diritti possa mobilitare capacità di critica, di indignazione e di cambiamento. Quella del movimento LGBT+ è una storia importante, fatta di persone che hanno dedicato e talvolta anche sacrificato la propria vita per vedere riconosciuti i diritti e per contrastare le discriminazioni di natura omobitransfobica. Conoscere la storia è importante per capirne l’importanza: i Pride, le manifestazioni e tutte le campagne di sensibilizzazione che ancora oggi vengono portate avanti da attivist* di tutto il mondo sono necessarie, affinché quello che è stato un passato di sofferenza, di discriminazioni e di negazione non si ripeta.
È bene ricordare, e Amnesty International lo fa da oltre sessant’anni, che ci sono ancora 69 Paesi che criminalizzano le relazioni LGBT+ tra adulti consenzienti, mentre 13 Paesi (Brunei, Gambia, Indonesia, Giordania, Kuwait, Libano, Malawi, Malesia, Nigeria, Oman, Sud Sudan, Tonga ed Emirati Arabi Uniti) hanno leggi che colpiscono in modo esplicito le persone trans. Quanto alle cosiddette “terapie di conversione”, sono vietate solo a Malta, Taiwan e in Ecuador, Brasile e Germaniama il dibattito è aperto in molti Paesi occidentali.
Lo scopo dei Pride – che hanno molta popolarità e sono frequentatissimi anche da persone eterosessuali – è unire le persone nella lotta per diritti uguali per tutt*. Avere un sostegno pubblico molto ampio e trasversale è fondamentale: non bisogna essere lesbiche per volere il matrimonio tra persone dello stesso sesso, come non bisogna essere donne per volere una legge contro la violenza sulle donne. Le persone eterosessuali sono le più visibili al mondo, perché le loro relazioni, la loro sessualità e la loro espressione sono considerate “normali” e quindi replicate ovunque: si tengono per mano mentre camminano per la strada senza paura di essere per questo insultate, derise, minacciate o picchiate, esperienza invece pressoché quotidiana per tutte le persone non eterosessuali. Guardano spettacoli, film, ascoltano musica, leggono libri e vedono pubblicità che per la maggior parte sono centrate sulle loro relazioni e sulla loro espressione di genere. Quando si accusano le persone omosessuali di “mettersi in mostra” durante il Pride bisognerebbe tener conto che le persone eterosessuali mettono in mostra la loro eterosessualità ogni giorno, in ogni parte del mondo e non si sentono mai minacciate per la loro identità.
Carlo Scovino
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Bibliografia
www.amnesty.it/onu-dichiarazione-condanna-le-violazioni-basate-sullorientamento-sessuale-e-lidentita-di-genere/
www.amnesty.it/rapporti-annuali/
www.amnesty.it/il-rapporto-2022-2023-sulla-situazione-dei-diritti-umani-nel-mondo/
Scovino C., Love is a human right, Rogas Edizioni, Roma, 2017
Scovino C., Questo odio non ti somiglia. Omosessualità in divisa, Rogas Edizioni, Roma, 2019
Scovino C., Stonewall: il canto di una liberazione, Rogas Edizioni, Roma, 2020
Spolato M., I movimenti omosessuali di liberazione, Asterisco, Sesto San Giovanni (Mi), 2019