L | M | M | G | V | S | D |
---|---|---|---|---|---|---|
1 | 2 | 3 | 4 | |||
5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 |
12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 |
19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 |
26 | 27 | 28 | 29 | 30 |
Il 24 febbraio 2022 la Russia ha lanciato un attacco su vasta scala da più direzioni contro l’Ucraina, dopo aver disposto per diverse settimane le truppe al confine del paese. Ciò che fino a qualche tempo fa non sembrava possibile, ora sta diventando indimenticabile: l’invasione dell’Ucraina.
Più di altre, questa invasione è raccontata con le immagini, che arrivano dirette come schiaffi in faccia. Immagini che, in qualsiasi momento della giornata, rimbalzano nei telegiornali ma anche nei social network. A differenza delle parole, hanno un impatto molto più forte e sono spesso più immediate, perché trasmettono emozioni che talvolta non si possono spiegare. Le immagini narrano le storie della popolazione ucraina alle prese con incertezza, paura, dolore ma al contempo mostrano anche la loro determinazione e caparbietà nel difendere la loro patria dall’invasione.
Tuttavia, l’escalation del conflitto in Ucraina ha causato la distruzione di infrastrutture civili e abitazioni, costringendo la popolazione ad abbandonare le proprie case in cerca di sicurezza, protezione e assistenza. La velocità e la portata dell’esodo dall’Ucraina a seguito dell’invasione russa superano qualsiasi movimento di persone a partire dalla Seconda guerra mondiale. Dal 24 febbraio, secondo le stime dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, più di 10 milioni di persone, ossia quasi un quarto della popolazione ucraina, sono state costrette a lasciare le proprie case in cerca di sicurezza e protezione.
Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), oltre ai 3,5 milioni che sono partiti verso i paesi vicini – in particolare Polonia, Moldavia, Romania, Ungheria e Slovacchia – si stima che altri 6,5 milioni di persone siano sfollate all’interno del paese. Questi dati sono purtroppo destinati ad aumentare nelle prossime settimane.
L’Oim ha calcolato che più della metà delle persone sfollate sono appartenenti alle categorie vulnerabili, donne incinte e che allattano, persone anziane, persone con disabilità, malattie croniche e persone direttamente colpite dalla violenza. Inoltre, Unicef ha quantificato che circa 1,5 milioni di bambini si sono ora uniti all’esodo, a una velocità di poco meno di uno al secondo. I dati dell’Oim mostrano inoltre che il 13,5% dei nuovi sfollati aveva già avuto precedenti esperienze di sfollamento nel 2014. All’epoca, ci fu l’annessione da parte della Russia della penisola ucraina della Crimea e il sostegno ai militanti separatisti nella regione del Donbass. In quell’occasione, i separatisti presero il controllo di parti del territorio, dichiarandole indipendenti con i nomi di Repubblica Popolare di Lugansk e Repubblica Popolare di Donetsk.
Che ruolo gioca la legge in questo contesto? «Tacciono infatti le leggi in mezzo alle armi» (silent enim leges inter arma). Questa famosa massima di Cicerone è spesso usata per illustrare la mancanza di potere della legge di fronte alla conquista e all’occupazione. Né l’Ucraina né la Russia sono paesi facenti parte dello Statuto di Roma, il trattato che stabilisce e governa l’attività della Corte penale internazionale (Cpi), e per questo si pongono al di fuori della sua giurisdizione. Ciò preclude altresì all’Ucraina, che ha firmato ma non ha mai ratificato lo Statuto, la possibilità di sottoporre il caso al Procuratore della Corte. In tal modo, nessuno stato ha la capacità di deferire possibili crimini alla Corte.
Tuttavia, lo Statuto e il relativo Regolamento di procedura e di prova prevedono una procedura speciale che consente a uno stato “non parte” di accettare la competenza della Cpi. In passato, l’Ucraina ha esercitato due volte tale prerogativa. In primis, per quel che concerne i presunti crimini commessi sul proprio territorio a seguito delle proteste in Crimea e nel Donbass dal novembre 2013 al febbraio 2014. E una seconda volta, per i presunti crimini commessi in tutto il territorio ucraino dal febbraio 2014 a oggi.
A livello internazionale, il 28 febbraio, il Procuratore della CPI, Karim Khan, ha annunciato che il suo ufficio avrebbe aperto un’indagine il più rapidamente possibile. Ci sarebbe, infatti, una base ragionevole per ritenere che siano stati commessi in Ucraina sia presunti crimini di guerra, sia crimini contro l’umanità.
Il popolo ucraino sta affrontando una catastrofica crisi dei diritti umani con attacchi ai civili in tutto il paese, spesso attuati anche con l’uso indiscriminato di armi vietate dalla Convenzione di Ginevra. È necessario agire subito per fermare questa carneficina prima che si arrivi a un punto di non ritorno.
Francesca Braga