La Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia) è una ricorrenza promossa dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia e riconosciuta dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite che si celebra dal 2004 il 17 maggio di ogni anno. Tale giornata è stata ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie (Presses Universitaires de France, 2003) e la prima ha avuto luogo il 17 maggio 2004, a 14 anni dalla decisione (17 maggio 1990) di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nel 2007, in seguito ad alcune dichiarazioni di autorità polacche contro la comunità LGBTI+, l’Unione Europea ha istituito ufficialmente la giornata contro l’omofobia sul suo territorio:
“Il Parlamento europeo […] ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni […] Condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli”.
L’Italia aderisce all’LGBTI Core Group dell’ONU, alla piattaforma Equal Rights Coalition e all’organizzazione intergovernativa Global Equality Fund.*
Gli Stati europei devono fare di più per rispondere alle sfide specifiche cui i giovani LGBTI+ devono far fronte, soprattutto in tempi di crisi, ha affermato Marija Pejčinović Burić, Segretaria Generale del Consiglio d’Europa, in una dichiarazione rilasciata in vista della Giornata Internazionale contro l’Omofobia del prossimo 17 maggio.
“La crisi scaturita dalla pandemia Covid-19 ha aggravato le disuguaglianze cui sono confrontate le fasce sociali svantaggiate. I giovani LGBTI+, tradizionalmente stigmatizzati ed emarginati, sono ora esposti a un rischio ancora maggiore di divenire vittime di incitamento all’odio e alla violenza, dentro e fuori le mura domestiche”.
La dichiarazione afferma, inoltre che: “Il distanziamento sociale e l’isolamento possono essere particolarmente complessi per quei giovani che sono stati rifiutati dalla loro famiglia o che semplicemente non hanno ancora rivelato il proprio orientamento sessuale, che hanno problemi di salute mentale o che sono vittime di violenza fisica o psicologica. Inoltre, le misure restrittive nel contesto della pandemia hanno limitato il sostegno che i giovani LGBTI+ ricevono da amici, case rifugio, ONG e istituti scolastici”.
Il dato affermato dalla Segretaria Generale – un giovane senzatetto su tre in Europa si identifica come LGBTI+ – è terribilmente preoccupante. È bene ricordare che la data scelta per la ricorrenza ricorda sì il 17 maggio 1990, ma ci vollero però ancora quattro anni perché la decisione divenisse operativa, con la successiva edizione del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), pubblicata nel 1994.
In Italia gli episodi di discriminazione sono ancora all’ordine del giorno e vengono perpetrati perfino dai vertici della società, come politici, funzionari pubblici e uomini d’affari. In Italia sarebbero oltre 50 le persone che ogni giorno subiscono discriminazione e violenza, secondo quanto riferito da Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center. Il fenomeno è peggiorato nell’ultimo anno, facendo registrare un incremento del 9% di abusi e violenze, anche a causa della pandemia di Covid-19, che ha esposto alcune persone a maggiore violenza domestica da parte di genitori o coinquilini omofobi.
Di omofobia e transfobia in Italia si muore ancora. In occasione della Giornata del 17 maggio Arcigay evidenzia l’assenza nel nostro Paese, a differenza di altri Paesi europei, di una legislazione efficace a contrasto delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Serve con urgenza una legge contro l’omofobia e i crimini a essa collegati, che riconosca così il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica.
“Nessuno dovrebbe avere paura di camminare per strada mano nella mano con la persona amata”, ha affermato Věra Jourová, vicepresidente della Commissione Europea responsabile per le politiche sui valori e la trasparenza, “l’Europa difenderà sempre i diritti e le libertà fondamentali. Siamo un’Unione dell’uguaglianza”.
La ricorrenza ha come obiettivo quello di promuovere eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia, della bifobia e della transfobia. Una persona su cinque ha problemi di accettazione in casa, una su tre ha subito episodi di discriminazione di media o grave intensità dalle persone con cui vive come battute offensive, isolamento o violenze. A scuola, secondo una ricerca fatta su più di 1500 ragazzi, oltre il 34% degli studenti pensa che l’omosessualità sia sbagliata e il 27% degli studenti non vuole un compagno di banco gay.
In Italia, dopo l’approvazione alla Camera avvenuta nel novembre 2020, il ddl contro l’omotransfobia (ribattezzato anche legge Zan dal cognome del relatore e deputato del PD, Alessandro Zan) è tornato al centro del dibattito politico. Il disegno di legge, infatti, si è bloccato al Senato dopo che la Lega, ma anche le altre forze del centrodestra, Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno definito il provvedimento non prioritario, non consentendo così l’avvio della discussione in commissione Giustizia. Il testo attualmente in Parlamento dovrebbe andare in aula a luglio: avrebbe dovuto essere in marzo, ma l’emergenza Covid ne ha bloccato l’iter.
Il titolo del decreto è “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Nell’articolo 1 del testo, viene specificato che “per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”.
Il ddl Zan prevede anche che il 17 maggio sia dedicato alla promozione della cultura del rispetto e dell’inclusione nonché al contrasto dei pregiudizi e delle discriminazioni. Le scuole di ogni ordine e grado dovranno inserire nella propria offerta formativa programmi di sensibilizzazione relativi a questo tipo di discriminazioni. Nel provvedimento è inserito anche lo stanziamento di 4 milioni di euro all’anno per i centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere, per prestare assistenza legale, sanitaria, psicologica, e anche vitto e alloggio alle vittime dei reati di odio e discriminazione.
In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, Amnesty International Italia osserva con preoccupazione il ritardo nella ripresa della discussione del disegno di legge che estenderebbe l’applicazione della legge Mancino-Reale al movente d’odio basato sulla discriminazione per motivi di identità di genere e orientamento sessuale e sollecita il Parlamento italiano a non abbandonare il suo impegno nella lotta alle discriminazioni riprendendo quanto prima la discussione in Senato.
Da anni, Amnesty International si batte per i diritti delle persone LGBTI+ nel mondo e contro ogni forma di discriminazione e ritiene che tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o identità di genere, dovrebbero essere in grado di esercitare i loro diritti umani. Amnesty International sostiene che non sono ammissibili eccezioni all’universalità della protezione dei diritti e che tutti i diritti umani sono interconnessi.
Il ricercatore di Amnesty International Michael Bochenek ha affermato che l’assenza di indagini e di leggi contro i crimini d’odio motivati da omofobia e transfobia è un affronto alle persone LGBTI+. E ancora più grave è il fatto che in molti Paesi loro stesse sono vittime della violenza di Stato o vengono incriminate. Ogni persona deve poter esercitare i suoi diritti umani senza discriminazione, inclusa quella basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Carlo Scovino
*Fonte Wikipedia
Bibliografia
Scovino C., Love is a human right, Rogas Edizioni, Roma 2016
Scovino C., Questo odio non ti somiglia. Omosessualità in divisa, Rogas Edizioni, Roma 2019
Scovino C., Stonewall: il canto di una liberazione, Rogas Edizioni, Roma 2021
Tutti e tre i libri hanno ricevuto il patrocinio di Amnesty International.