La parità di genere nel mondo del lavoro è ancora un’utopia?
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Il 1° maggio rappresenta a livello internazionale una giornata di storica importanza, in ricordo delle manifestazioni portate avanti negli anni dai lavoratori e dalle lavoratrici nonché dal mondo operaio. Il fine ultimo di questa ricorrenza è rivendicare e ottenere il riconoscimento di eguali diritti e migliori condizioni lavorative.
Nonostante ciò, ancora oggi, quando si considera il binomio “donne-lavoro”, immediatamente si fa riferimento alle discriminazioni che ancora subiscono e alle esistenti difficoltà riscontrate, sia sul piano socioeconomico che su quello lavorativo.
Lavori non retribuiti, lavori sottopagati, lavori part-time, contratti a tempo determinato, terzo settore e disoccupazione. Queste parole, ma non solo, fanno diretto riferimento alle lavoratrici.
Sebbene sia troppo presto per constatare le conseguenze a medio-lungo termine, è evidente che la pandemia abbia giocato più di altri un ruolo fortemente negativo, esacerbando le già esistenti diseguaglianze tra uomo e donna. La disparità è endemica e legata anche al problema della genitorialità e alla pregressa società patriarcale.
In Italia, come in molti altri Paesi, la pandemia ha infatti evidenziato come la maggior parte delle responsabilità domestiche e familiari ricadano ancora quasi totalmente sulle donne.
Durante il lockdown, le madri lavoratrici si sono trovate a svolgere più mansioni contemporaneamente. Oltre ad affrontare la giornata lavorativa, hanno dovuto prendersi cura dei figli, impegnati con la didattica a distanza, e svolgere l’attività domestica. In tale contesto, va da sé che molte donne siano state costrette ad abbandonare la propria occupazione per dedicarsi alla famiglia, una sorta di “scelta obbligata” più che un libero arbitrio. Una questione spinosa sembra quindi essere quella legata all’equilibrio tra lavoro e famiglia.
Il World Economic Forum, con il Global Gender Gap Report 2021, ha reso noto che per ottenere la parità di genere in tutto il mondo, si dovranno ancora attendere oltre 135 anni. Nel periodo antecedente alla pandemia, questo dato stimato era invece pari a 99 anni. Il risultato è dunque un grande passo indietro che minaccia di far scomparire decenni di progressi, duramente conquistati nella lotta alle disuguaglianze.
Il gender gap può manifestarsi in modi differenti. Tuttavia, il più evidente è il divario salariale, situazione per la quale l’Italia detiene uno dei peggiori dati a livello europeo. La parità di genere, nello specifico in ambito lavorativo, viene tipicamente ritenuta come una questione femminile, mentre in realtà interessa l’intera collettività. Ma vi è di più, perché alcuni uomini non riconoscono la disparità come un problema sociale, bensì solo individuale.
È necessario facilitare l’ingresso e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, cercando delle soluzioni innovative che permettano di conciliare lavoro e famiglia. Serve prevedere pari opportunità di accesso ai ruoli rappresentativi e apicali in favore delle donne. Occorre poi abbattere le barriere dei pregiudizi e degli stereotipi di genere che ritengono le donne capaci di essere molto più adatte a ricoprire certe mansioni in determinati settori rispetto agli uomini. Solo così si potrà davvero continuare a perseguire la concreta realizzazione della parità tra donne e uomini.