L’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, oltre a violare i principi alla base di ogni democrazia e del diritto internazionale, viola i diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
È particolarmente scioccante pensare che, dall’inizio dell’invasione, ogni minuto circa 55 bambini sono diventati rifugiati o sfollati all’interno dell’Ucraina. Molti di loro hanno dovuto lasciare non solo la propria casa ma anche il proprio Paese. La triste verità è che rimarranno in questa sorta di limbo molto a lungo, probabilmente anche per anni.
Purtroppo, la situazione non sembra affatto mostrare segni di miglioramento, anzi sta precipitando di giorno in giorno, dando luogo a una mobilitazione di persone senza precedenti. Il numero di bambini che fuggono, in cerca di un futuro migliore o semplicemente di pace, continua ad aumentare e ognuno di loro ha un imprescindibile bisogno di protezione, educazione, e sicurezza. Nel caso di specie, si tratta di minori non accompagnati o separati dalle famiglie. Vi sono poi quei bambini che sono più vulnerabili di altri, in quanto necessitano di maggiori cure, supporto e sostegno. Sono quelli presenti negli orfanotrofi o che hanno una disabilità o una malattia a lungo termine.
Esiste il rischio enorme che i bambini non accompagnati in fuga, possano essere un facile bersaglio delle organizzazioni criminali, divenendo così potenziali vittime di abusi e violenze di ogni genere. Specificamente, potrebbero essere esposti al traffico di esseri umani o di adozioni forzate.
Nel corso di queste settimane, ai bambini ucraini è stata strappata l’infanzia giorno dopo giorno, sono stati costretti a vivere esperienze terribili che nessuno mai nella propria vita dovrebbe trovarsi ad affrontare. L’eredità di questa guerra sarà una generazione traumatizzata. È molto probabile, infatti, che l’impatto di quanto stanno vivendo produrrà conseguenze sulla salute mentale dei bambini anche negli anni a venire. Gli effetti dannosi a medio-lungo termine dei traumi subiti, non si limiteranno a quelli psicologici, ma includeranno anche un insieme più ampio di effetti in grado di compromettere le loro relazioni, il rendimento scolastico e la soddisfazione generale della vita.
È proprio l’istruzione uno dei primi diritti che i bambini rifugiati perdono. È difficile seguire un percorso formativo concreto, poiché spesso le scuole e i luoghi educativi sono stati distrutti o danneggiati dai bombardamenti. Si cerca così di sopperire a questa mancanza con la creazione di una nuova normalità. Molto spesso, i rifugi antiaerei vengono adibiti a succursali di aule di scuola in cui gli adulti, oltre a essere genitori, si improvvisano professori, facilitando le lezioni e gli orari di gioco designati.
Le scuole occupano una posizione privilegiata, diventando un punto di riferimento, non solo per lo sviluppo educativo ma anche per quello sociale ed emotivo di bambini e adolescenti. Il modello perfetto e ideale consisterebbe nell’integrare i bambini rifugiati nelle scuole del Paese ospitante, così da favorire l’integrazione delle culture e delle tradizioni.
Nei prossimi mesi, le autorità internazionali, i governi nazionali, nonché tutte le altre organizzazioni aventi come scopo la tutela dei minori, dovranno coordinarsi per attuare misure di protezione e sostegno per i profughi. È necessario, inoltre, il rafforzamento dello screening di protezione dei bambini ai valichi di frontiera per evitare che siano perpetrati crimini.
Per avere un’idea più chiara di quali danni produrrà tutto ciò che sta avvenendo in Ucraina, potrebbero volerci anni. Tuttavia, le conseguenze psicologiche e sociali nei profughi e in particolare nei bambini sono già ben visibili. L’emergenza dei bambini rifugiati si potrà e dovrà affrontare usando la compassione e l’amore, piuttosto che il sospetto, la paura e ancor peggio l’indifferenza.
Francesca Braga
Immagine ©UNICEF/UN0600985/Nicodim